Roma, 25 ott – Le imprese iscritte al 31 dicembre 2018 nei registri delle imprese delle Camere di commercio italiane e operanti nell’economia del mare sono oltre 199mila, pari al 3,3% del totale delle imprese nel Paese. Se si riduce il campo di osservazione ai soli comuni costieri, le quasi 175mila imprese dell’economia del mare rappresentano il 9,5% del sistema imprenditoriale. Sono i dati contenuti in un rapporto realizzato da “SiCamera”.
Il settore in cui si concentra il gruppo più numeroso di imprese della blue economy è quello dei servizi di alloggio e ristorazione, strettamente legato al turismo, cui afferisce il 44,5% del totale delle imprese (quasi 89mila). Il secondo settore per incidenza percentuale è quello della filiera ittica, che va dalla pesca alla vendita al consumatore (dal mare alla tavola), che si attesta al 16,8% con un numero di imprese pari a 33.549 unità.
Altri due settori che hanno un peso percentuale superiore al 10% sono quello delle attività sportive e ricreative (15,2%) e la filiera della cantieristica navale (13,6%). Seguono a distanza, per numerosità di imprese, la movimentazione marittima di merci e persone, definito anche come “trasporti marittimi” (5,7%), le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (3,8%) e l’industria delle estrazioni marine con meno di 500 aziende.
Tra le regioni italiane si conferma al primo posto la Liguria, regione in cui l’economia del mare mostra il peso maggiore sul tessuto imprenditoriale regionale, pari al 9,4% sul totale delle imprese. Seguono poi altre due regioni che superano la soglia del 5%: Sardegna (6,0%) e Lazio (5,5%). La stessa soglia viene appena raggiunta in Sicilia, mentre realtà come Calabria (4,6%), Marche (4,5%) e Campania (4,1%) mostrano incidenze superiori al 4%. Il Friuli-Venezia Giulia è invece l’unica regione del settentrione con una quota di imprese dell’economia del mare superiore alla media nazionale (3,6% contro il 3,3%).