Roma, 6 dic – Il celebre sciamano Davi Kopenawa, leader e portavoce del popolo Yanomami del Brasile, ha ricevuto il Right Livelihood Award 2019, anche noto come “Premio Nobel Alternativo”. La cerimonia ha avuto luogo a Stoccolma il 4 dicembre ed è stata l’evento finale di un programma di celebrazioni durato 10 giorni e che ha avuto luogo in Germania, Svizzera e Svezia. Lo riferisce oggi Survival International.
“Voglio aiutare i miei fratelli indigeni chiedendo alle autorità internazionali di fare pressione sul governo brasiliano perché demarchi la terra di altri popoli indigeni” ha dichiarato Davi durante il suo discorso di accettazione. “Ho sempre combattuto per i diritti del mio popolo, gli Yanomami e gli Ye’kwana. Questo premio è una nuova arma per rafforzare la battaglia del nostro popolo.” Davi ha guidato la ventennale campagna del suo popolo per proteggere il territorio yenomami in Amazzonia. Insieme al territorio yanomami del Venezuela, si tratta della più vasta area al mondo di foresta controllata da indigeni.
Davi è il presidente di Hutukara, l’organizzazione Yanomami che condivide con lui il premio. La prima volta che ha lasciato il Brasile è stato nel 1989, quando Survival International, che quell’anno aveva vinto il Right Livelihood Award, lo invitò in Europa per ritirare il premio in sua vece. Successivamente, nel 1991, Survival organizzò la prima visita di Davi negli Stati Uniti, dove incontrò l’allora Segretario generale delle Nazioni Unite Pérez de Cuéllar, alcuni membri della Commissione interamericana dei diritti umani e alcuni senatori statunitensi, per denunciare il pericolo imminente di genocidio che pendeva sugli Yanomami dato che i cercatori d’oro avevano invaso la foresta pluviale portando epidemie mortali e violenza cronica. Da allora ha compiuto numerosi viaggi all’estero, lottando per proteggere l’Amazzonia dalla distruzione delle attività estrattive, dell’allevamento, del taglio del legname, della costruzione di strade e degli incendi.
Nel 2010 ha scritto “La caduta del cielo”, il primo libro di uno Yanomami. Una esplorazione della cosmologia del popolo amazzonico e un resoconto profondamente toccante della lotta per sopravvivere a epidemie e violenze. È stato descritto da Stephen Corry, Direttore Generale di Survival, come “uno dei libri più importanti del nostro tempo”.
Davi ha ricevuto frequenti minacce da cercatori d’oro e uomini politici che hanno preso di mira le risorse all’interno del territorio yanomami. Vive nella sua comunità, Watoriki (la Montagna del Vento), e pratica lo sciamanesimo. Suo suocero, Lourival, era uno degli sciamani yanomami più anziani e rispettati. Davi è sposato con Fatima e hanno sei figli e molti nipoti. Nella sua vita, Davi ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il premio UN Global 500 e una menzione d’onore della giuria del premio spagnolo Bartolomé de las Casas.
“Sono felice che le persone del Right Livelihood Award non si siano dimenticate di me” ha commentato Davi a settembre, quando gli è stato comunicato di aver vinto il Nobel Alternativo. “Il premio arriva proprio al momento giusto, ne sono davvero felice. Hanno avuto fiducia in me e in Hutukara, e in tutti coloro che stanno difendendo la foresta e il pianeta Terra. Questo mi dà la forza di continuare a lottare per difendere l’anima dell’Amazzonia.”
“Noi, popoli del pianeta, dobbiamo proteggere il nostro patrimonio culturale, così come Omame [il Creatore] ci ha insegnato, per vivere bene, per prenderci cura della nostra terra affinché le future generazioni possano continuare a usarla”. “Mi fido molto del lavoro di Survival International. Ha 50 anni e continua a sostenerci, a lottare e aiutare il mio popolo”.
Durante il suo discorso a uno degli eventi associati al premio, il Direttore di Survival Stephen Corry ha dichiarato: “Negli ultimi 30 anni Davi è diventato un portavoce per il suo popolo, per l’Amazzonia, per la foresta tropicale e per i popoli indigeni in generale. Le minacce a quest’area sono gravi. L’attuale regime in Brasile sta cercando ora di annullare decenni, generazioni di progressi nel riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni. La minaccia non è mai stata tanto seria”.