È nata letteralmente in corsia. Tra professionisti impegnati nella ricerca clinica con ruoli diversi (medici, infermieri, farmacologi). Ed è una startup che deve la sua origine a una presa di coscienza: le barriere presenti fra pazienti e medici durante gli studi clinici. Si chiama PatchAI ed è stata messa a punto dai co-founder Filip Ivancic, Alessandro Monterosso, Kumara Palanivel e Daniele Farro, assieme a Eugenio Minardi (Chief Technology Officer). Il team si è poi costituito all’Università Bocconi e, grazie al percorso di accelerazione BioUpper di Cariplo Factory, ha iniziato a lavorare all’implementazione dell’idea, entrando in contatto con i principali stakeholder del settore. Successivamente l’azienda è stata accelerata da EIT Health e da UniCredit Startup Lab. PatchAI è infatti una app a supporto dei pazienti arruolati nelle sperimentazioni cliniche dei farmaci. Imparando dai comportamenti d’uso dell’applicazione da parte delle persone, cerca di avviare con loro conversazioni personalizzate, favorendone il coinvolgimento attivo e l’aderenza alle prescrizioni terapeutiche previste dallo studio specifico.
Una startup che assiste “virtualmente” i pazienti
Una startup che assiste “virtualmente” i pazienti arruolati nelle sperimentazioni cliniche dei farmaci