Roma, 18 ott 2019 – La assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 2026 a Milano-Cortina, il record di tesserati federali e – sullo sfondo – il boom della pratica sportiva in Italia. Sono tanti i motivi per sorridere per il presidente del CONI, Giovanni Malagò, a pochi mesi ormai dalla nuova avventura olimpica di Tokyo 2020. Il numero uno dello sport italiano ha parlato in esclusiva con Postenews tracciando un bilancio dell’estate appena trascorsa, piena di gioie per i nostri colori. Parlando
poi dei valori in parallelo tra sport e grandi aziende, Malagò ha elogiato la creazione della Nazionale di calcio di Poste Italiane, spiegando che poche altre cose come lo sport sono in grado di parlare quel linguaggio universale che è essenziale all’interno di un’Azienda come Poste per coinvolgere le persone, rafforzare il senso di appartenenza e promuovere una cultura sociale positiva.
Presidente Malagò, è stata un’estate da ricordare per lo sport italiano, sono arrivate conferme e sorprese. È stata soprattutto l’estate delle donne, dalla Nazionale di calcio al nuoto. Qual è il suo ricordo più emozionante degli ultimi mesi?
«Lo sport italiano non va mai in vacanza e, anche l’estate appena passata, ci ha regalato tantissime gioie. È difficile fare una classifica perché ogni successo assume un particolare significato e non può essere paragonato agli altri. Indubbiamente, il percorso straordinario fatto dalle Azzurre di Milena Bertolini ha entusiasmato ed è stato molto importante in quanto ha dato il giusto risalto mediatico a un movimento che è in crescita. Sono femminili, inoltre, due dei tre successi italiani ai Mondiali di nuoto, con Federica Pellegrini e Simona Quadarella che, insieme a Gregorio Paltrinieri, ci hanno riempito d’orgoglio e ci fanno sognare in vista di Tokyo 2020. Un’altra vittoria che mi ha emozionato è stata quella del Settebello che, dopo otto anni, si è laureato campione del Mondo, qualificandosi per i Giochi del prossimo anno, così come hanno poi fatto la Nazionale di softball, vincitrice anche del titolo di campione d’Europa, e l’Italvolley maschile e femminile. E poi ci sono le soddisfazioni che ci ha regalato il ciclismo, come l’oro europeo di Elia Viviani. Insomma, è stata una bellissima estate italiana».
Sotto la sua presidenza lo sport italiano ha ottenuto risultati eccezionali. Il movimento sportivo federale ha raggiunto punte assolute in merito ai numeri di tesserati nelle Federazioni sportive. Qual è il segreto di questo successo?
«Il CONI, con le sue 44 Federazioni Sportive Nazionali, le 19 Discipline Sportive Associate, i 15 Enti di Promozione Sportiva e migliaia di società e associazioni, ha raggiunto il numero più alto mai registrato in termini di tesserati, ma mi preme legare questo dato a un altro altrettanto importante, relativo alla pratica sportiva. Secondo l’Istat, infatti, gli italiani non hanno mai fatto tanto sport come nel 2018. Tutto ciò è frutto del lavoro svolto sul territorio e vale più di una medaglia olimpica».
Dopo la Ryder Cup, le ATP Finals e i Mondiali di biathlon e sci alpino, è diventato realtà anche il sogno olimpico di Milano-Cortina 2026: si può definire la vittoria di un modello, basato su un forte spirito di coesione, collaborazione e tenacia?
«Abbiamo conquistato un traguardo storico: siamo l’unico Paese, insieme agli Stati Uniti, a cui, nel Dopoguerra, sono state assegnate tre edizioni dei Giochi Invernali; il secondo, dietro gli USA e al pari della Francia, nella classifica invernale di tutti tempi. Sì, penso proprio che sia la vittoria di un modello: il nostro progetto era migliore ed è stata premiata la nostra capacità di fare squadra. Siamo stati coesi e coraggiosi nel giocarci fino in fondo le nostre carte e, quando si rema tutti dalla stessa parte, l’Italia non è seconda a nessuno».
Ora è inevitabile guardare a ciò che accadrà nei prossimi mesi: che sensazioni ha, da presidente del CONI e da tifoso azzurro, per le Olimpiadi di Tokyo nel 2020?
«Certamente puntiamo a fare sempre meglio, ma bisogna assolutamente tener conto della crescita esponenziale della concorrenza: rispetto al passato, ci sono tanti Paesi che possono andare a medaglia. Occorre considerare, inoltre, che il programma olimpico, in vista dei Giochi giapponesi, è stato profondamente rinnovato, con l’inserimento di discipline “giovani” come, ad esempio, il surf, il basket 3×3 e lo skateboard. Ci sono tante incognite, ma noi cercheremo di dare il massimo per restare nell’élite mondiale».
Poste Italiane ha da sempre sostenuto lo sport come elemento fondamentale per la vita delle proprie persone. Sono molti i valori in comune, dallo spirito di squadra alla perseveranza: perché, secondo lei, è così importante per una grande azienda come Poste promuovere lo sport?
«Lo sport veicola valori puri come il rispetto delle regole, della salute, dell’ambiente, del proprio avversario. Lo sport è inclusione, meritocrazia, sviluppo e utilizza un linguaggio universale che attraversa le barriere culturali, sociali ed economiche. Lo sport ti regala emozioni vere e qualsiasi grande azienda che si riconosca in questi valori trova in esso un ottimo compagno di squadra».
L’Azienda ha avviato da un anno un progetto importante con la creazione della Nazionale di calcio di Poste Italiane, impegnata in iniziative di solidarietà. Quanto conta un progetto di questa portata a livello nazionale? Lo sport è ancora il miglior veicolo comunicativo per iniziative di impatto sociale?
«Sì, ritengo che lo sport riesca a vincere partite in contesti difficili, anche dove altri strumenti e iniziative falliscono. Ritengo importante quindi promuovere iniziative di solidarietà attraverso di esso perché lo sport emoziona, è credibile e parla un linguaggio semplice, mai banale, che arriva al cuore delle persone».
C’è un ricordo particolare che la lega a una lettera scritta o ricevuta nella sua carriera?
«Senza andare troppo indietro nel tempo, penso alla lettera firmata e indirizzata al CIO con cui ci siamo candidati ad ospitare i Giochi Olimpici del 2026. Non capita tutti i giorni di scriverla e, ancor più raramente, capita di ricevere una risposta positiva, come quella che abbiamo ottenuto con il voto del 24 giugno. È stata una gioia immensa, ma non per la mia carriera, quanto per l’intero movimento sportivo italiano, per il nostro Paese e, in particolare, per i nostri giovani».