Un’opportunità in un territorio dove su 496 beni confiscati, 129 sono terreni agricoli. Uno spazio verde che rappresenta un valido strumento di inclusione lavorativa, valorizzando il binomio uomo–terra. Di tutto questo si occupa una cooperativa sociale che come nome ha scelto un concetto virtuoso: “Semi di vita”. La storia di questa Cooperativa sociale è un modello e un esempio in Puglia. Dal 2014 coltiva due ettari con metodo biologico in un orto urbano nel quartiere Japigia di Bari. L’agricoltura fa da base per costruire progetti che impegnano ragazzi diversamente abili in attività di orto-terapia e il reinserimento nel mondo del lavoro di detenuti del locale carcere minorile.
La storia
Nel 2018, la cooperativa ha vinto il bando per gestire 26 ettari confiscati alla mafia a Valenzano, paese di 18 mila abitanti alle porte di Bari. “La Fattoria dei Primi è il nome del progetto” e il responsabile della cooperativa è Angelo Santoro: “Abbiamo un’area grande come ventisei campi da calcio, per un recupero vero ci vorrà almeno un milione di euro in dieci anni, ma noi non molliamo e vogliamo fare di questo terreno un bene comune e non solo un bene confiscato”. L’idea alla base della realizzazione di “Semi di vita” è infatti quella di creare uno spazio verde urbano che possa prendersi cura della persona in tutti i suoi ambiti fisici, psichici e sociali e che argini il rischio di esclusione sociale offrendo un luogo accogliente, formativo e lavorativo in grado di consentire un possibile distacco dal circuito assistenziale. Gli orti urbani rispondono a un’esigenza di socializzazione per alcune categorie di persone spesso costrette all’isolamento, permettono la costruzione del senso di comunità e favoriscono la cooperazione sociale, educando a pratiche sostenibili e potenziando il senso di appartenenza al territorio.