In gergo li chiamavano “avvisi”. Oggi si possono equiparare ad una sorta di antichi notiziari e bollettini manoscritti, semi-pubblici o a pagamento, settimanali o bisettimanali, pubblicati in pieno Rinascimento e caratterizzati da fogli il più delle volte anonimi, riprodotti in un numero abbastanza ampio di copie. Dei veri e propri documenti di giornalismo “ante litteram”, insomma. A questa preziosissima fucina di documenti inediti, nessuno aveva riservato le giuste attenzioni, almeno fino ad un anno e mezzo fa. Poi, la svolta: nell’estate del 2019, infatti, ecco la stesura del “Progetto Euronews”, promosso dall’Università irlandese di Cork e coordinato dal docente americano Brendan Dooley, di cui ha recentemente parlato in un lungo articolo Il Fatto Quotidiano.
La funzione delle notizie secoli fa
L’iniziativa è stata finanziata con un milione di euro dall’Irish Research Council. E così, da allora, l’agguerrito gruppo di lavoro, composto da studiosi di differenti nazionalità, sta analizzando le decine di migliaia di documenti custoditi all’interno di circa 200 faldoni dell’Archivio di Stato di Firenze. Un patrimonio incredibilmente vasto e che offre un eccezionale spaccato della vita pubblica dell’epoca, attraverso testimonianze scritte, la maggior parte delle quali del tutto inedite. Gli “avvisi” riportano notizie relative a tutto il mondo allora conosciuto. Tra le caratteristiche più significative, l’indicazione del luogo dove erano stati compilati e la data di creazione. Poi, seguiva la notizia nella sua interezza, scritta di solito da spie, diplomatici, ex-soldati, o persone comuni che semplicemente desideravano informare riguardo ad una serie particolarmente significativa di accadimenti. Negli “avvisi” fino a oggi esaminati, sono così emerse notizie riguardanti l’Italia, ma anche tutta l’Europa: dai Paesi Baltici alla Spagna, dalla Gran Bretagna all’Irlanda e la Russia. Ma poi anche il Medio Oriente e l’Impero Ottomano, il Nordafrica e il Nuovo Mondo. “Avere oggi a disposizione questa massa enorme di notizie e in condizioni ottimali – ha dichiarato il professor Brendan Dooley della Cork University – offre un’opportunità enorme di ricerca, che ci sta consentendo di comprendere quali funzioni avevano le notizie diffuse secoli fa. Un’eccellente modalità anche per capire quel che siamo oggi”.