A pochi passi da Piazza della Signoria, il 19 aprile 1917 viene inaugurato a Firenze il nuovo Palazzo delle Regie Poste, Telegrafi e Telefoni, opera dell’architetto Rodolfo Sabatini e dell’ingegnere Vittorio Tognetti. Il maestoso edificio, liberamente ispirato “alla bella epoca del rinascimento fiorentino”, è caratterizzato dal rivestimento esterno in pietra forte locale, come i più illustri monumenti della città, e da interni impreziositi da marmi, stucchi, maioliche e vetrate artistiche. La decorazione dell’imponente velario della sala al pubblico si deve a Galileo Chini, uno dei massimi esponenti del Liberty in Italia. Se il fascino neo-rinascimentale del maestoso Palazzo è noto, molto meno lo è la sua storia. Tra le complesse vicende legate alla sua costruzione, una spicca in particolare: la questione della pietra forte. L’edificio viene inaugurato il 19 aprile 1917, nel pieno della Grande Guerra, ma la storia del Palazzo inizia nel 1903: sono infatti necessari ben quattordici anni, pieni di vicende edilizie e burocratiche, difficoltà reali di progetti e di esecuzioni, disformità di concepimenti teorici e di realtà pratiche, prima che la nuova sede apra le porte al pubblico. Le parole sono del sindaco di Firenze, Osvaldo Bacci, pronunciate nel discorso inaugurale del 19 aprile 1917, conservato nella documentazione dell’Archivio Storico di Poste Italiane, insieme a quello del Ministro delle Poste e Telegrafi Luigi Fera.
I rivestimenti
Approvato un primo progetto, affidato all’ingegner Vittorio Tognetti, capo dell’Ufficio Tecnico del Comune che aveva messo a disposizione gratuitamente i terreni e finanziato una parte dell’opera, iniziati i lavori nel 1906 e raggiunto con le opere murarie il piano terra, costruiti i sotterranei, dopo una visita ai lavori fatta dal ministro delle Poste Schanzer, si decise che fosse ampliato il Palazzo delle Poste di Firenze, che allora si limitava ad una sola parte della zona attualmente occupata, per fare spazio agli ambienti necessari anche ai servizi telefonici. L’incarico è confermato a Vittorio Tognetti che viene affiancato da Rodolfo Sabatini, architetto dell’Ufficio Belle Arti e Antichità del Comune, e con il nuovo progetto i costi salgono a 2.100.000 delle vecchie lire. Nel 1910 riprendono i lavori. È a questo punto della storia che entra in gioco il tema della pietra forte. Nel progetto, “inspirato alla bella epoca del rinascimento fiorentino” per contenere tempi e costi, i rivestimenti esterni sono previsti in travertino, una pietra che si presta ad essere modellata con facilità. Questa finitura tuttavia è contestata dagli ambienti accademici fiorentini che sostengono, per coerenza stilistica, l’utilizzo della pietra forte locale come avvenuto nei secoli per la città stessa e i suoi prestigiosi palazzi. La variante comporta una maggiorazione della spesa di ben 70.000 delle vecchie lire.
La questione pietra forte
Tuttavia l’amministrazione comunale, guidata all’epoca dall’illuminato sindaco Francesco Sangiorgi, è decisa a salvaguardare la tradizione e il decoro della città e si assume l’onere della modifica. La questione pietra forte mette allo scoperto le divergenze professionali tra Tognetti e Sabatini, improntate l’una al tecnicismo e l’altra alla creatività e al senso estetico; un’incompatibilità destinata a crescere nel corso dei lavori, alimentata da pesanti insinuazioni personali e sfociata, in una vera e propria vertenza per l’attribuzione dell’opera, riconosciuta alla fine a Sabatini. “La scelta del travertino come materiale predominante del Palazzo, fu aspramente criticata dal mondo accademico fiorentino” – dichiara Geppa Mensitiere, responsabile Area Immobiliare Macro Area Centro Nord “perché a loro dire era incoerente rispetto al progetto stesso. A questa polemica non poté rimanere indifferente l’allora primo cittadino di Firenze Sangiorgi che, con una scelta che potremmo definire coraggiosa, decise di prendersi l’onere della modifica e si passò dal travertino alla pietra forte; solo successivamente si scoprì poi che tale scelta era dettata da ben altri significati che andavano aldilà dell’estetica e del decoro”. Le motivazioni sono chiaramente illustrate da un vibrante passaggio del discorso tenuto dal Ministro delle Poste Luigi Fera, durante la cerimonia di inaugurazione: “…Fu bene che questa imponente costruzione si nutrisse nelle sue basi e nelle sue vertebre di pietra forte e tenace, a somiglianza di quanto faceva Firenze, nei periodi più gloriosi della sua vita municipale ed in quelli della Signori medicea, […] è la pietra forte che prevale nei momenti in cui Firenze esercita incontrastato il suo dominio nella politica e nelle arti; è invece la pietra dolce che prende il sopravvento quando la decadenza minaccia o si afferma.[…] abbiamo scelta la pietra forte perché siamo anche noi in un’epoca forte; l’oscuro moto interiore che guidò la nostra preferenza fu il presagio lontano dell’ora eroica che doveva venire e che è sopravvenuta. E come la qualità della pietra contrassegna nella storia di Firenze i vertici della sua maggior potenza, così essa contrassegnerà – è lecito sperare – nella storia, non più solo di Firenze ma d’Italia, il nuovo nostro cammino di gloria”. “Una scelta dettata dunque da un richiamo alla solidità, in un momento in cui la necessità dovevano essere forza e resistenza” – racconta Giovanni Giulio Zunino, responsabile Area Territoriale Macro Area Centro Nord. “Così come in quel periodo storico di estrema difficoltà, questo edificio è stato un punto di riferimento importante per tutta la cittadinanza di Firenze ad oltre cento anni di distanza, in un periodo altrettanto difficile, abbiamo constatato che la popolazione fa ancora riferimento a questo Palazzo. Basti pensare che lo scorso anno durante il lockdown, l’ufficio postale di Firenze Centro collocato all’interno dell’edificio storico, non abbia mai chiuso e sia stato sempre un punto di fermo offrendo tutti i nostri servizi ai fiorentini. Elemento che ci è stato riconosciuto sia dalla cittadinanza che dalle istituzioni cittadine, ci auguriamo tutti che questa pandemia sia l’ultima grande prova che il Palazzo delle Poste di Firenze si trovi ad affrontare”. (in collaborazione con Mauro De Palma dell’Archivio Storico di Poste Italiane)
Qui sopra, il servizio del Tg Poste
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