Sono quasi tremila gli assunti da Poste Italiane nel 2020. Controtendenza, e controvento. Nel tempo in cui il lavoro in Italia sta con il fiato sospeso, Poste continua ad assumere. Nel tempo della pandemia, Poste ha continuato a selezionare ed assumere: un grande segnale di speranza, un movimento anti-ciclico. Un promemoria ben augurale per il futuro prossimo che ci attende. Ride mentre parla, Anna, una di queste giovani neoassunte dell’anno 2020, raccontando come tutto per lei sia cambiato in un attimo. Un mondo tutto nuovo in cui è entrata a partire da una bella notizia: «Ho 29 anni, quasi trenta. Non avevo neanche finito il dottorato, il giorno in cui mi è arrivata la comunicazione dell’assunzione da parte di Poste. All’inizio non potevo crederci. Mi sembrava troppo bello. Nel pieno della pandemia – aggiunge Anna – mentre ero bombardata di messaggi negativi, dopo alcuni test in primavera e un colloquio in streaming, sostenuto poco dopo, la mia vita cambia dalla mattina alla sera. La mia famiglia si è messa a festeggiare. E due giorni dopo io sono partita, accompagnata da mio padre, diretta a Rovigo, per scegliere una casa in affitto. Abbiamo dormito in un bed&breakfast, mi ha aiutato nella ricerca, adesso lui è tornato a casa e io abito nella mia muova casetta. Missione compiuta. In pochi giorni tutto il mondo in cui ero cresciuta è stato completamente rivoluzionato».
Equilibrio perfetto
La storia di Anna, come quella di Benito, come quella di Benedetta, come quella degli altri nuovo assunti in Poste Italiane, sarà sicuramente ricordata come quella di donne e uomini che hanno potuto mettere a frutto il proprio valore, durante i giorni che per il Paese sono stati i peggiori dal dopoguerra a oggi. Ma se questo è accaduto, è anche perché il più grande datore di lavoro privato in Italia ha avuto la capacità di riconvertire in corsa la sua macchina di reclutamento, senza interrompere il suo ciclo di ricambio programmato, e perché è riuscito a superare tutti i vincoli imposti dalla pandemia, a partire dall’ostacolo che ha minacciato il più classico dei riti: l’impossibilità di celebrare in presenza l’incontro per il colloquio finale che decide l’assunzione.
I numeri
I dati sono eloquenti. In totale gli assunti di Poste nel 2020 sono stati 2.869 (un equilibrio di genere quasi perfetto: 1.420 donne e 1.449 uomini) che si sono concentrati – malgrado tutto – in due delle regioni più colpite dal virus (Piemonte e Lombardia) e nel Lazio. Non solo: per il secondo anno consecutivo Poste Italiane ha ottenuto il titolo di “Top Employer”, ovvero la certificazione dell’omonimo e prestigioso istituto, che nel mondo viene ottenuta solo dalle aziende che riescono a raggiungere gli standard più elevati di coinvolgimento di qualificazione e di ottimizzazione delle loro risorse umane.
Una storia semplice
Le esperienze che stiamo raccontando danno corpo e anima a questi obiettivi. Ed ecco perché diventa emblematica la storia di Anna, che da pochissimi mesi, come abbiamo visto, lavora come Specialista Consulente Finanziaria in Apprendistato nell’Ufficio Postale di Santa Maria Maddalena (Rovigo). Spiega la giovane consulente: «La mia storia è semplice. Sono cresciuta a Capua in provincia di Caserta. Ho sempre avuto una grande passione per lo studio, ho frequentato il liceo scientifico, poi mi sono iscritta all’università e mi sono laureata in economia e management. Quindi mi sono trasferita a Padova per fare il mio dottorato in economia». Sembrava un percorso già scritto, dopo due anni le mancava solo l’ultimo. E invece… «Appena ho visto su LinkedIn che erano disponibili delle posizioni che si adattavano al mio profilo mi sono incuriosita e mi sono detta: “Non ce la farò mai, ma almeno ci provo”». Così Anna invia la sua candidatura, sempre tramite LinkedIn. E resta davvero stupita quando viene invitata a sostenere le prove online. Tutto, nel suo ricordo, si svolge con grande naturalezza: la colpisce che il dialogo sia molto caldo, per nulla inquisitivo. La commissione non le anticipa nulla, ma lei avverte che le vibrazioni sono positive. Passano pochi giorni – infatti – e le arriva la comunicazione che è stata assunta.
Non è un sogno irraggiungibile
Anche Benito Claudio, pugliese di 26 anni, ha una storia parallela. Anche lui ha visto che c’erano delle “posizioni aperte”, sul sito di Poste. Anche lui, quando ha scritto inviando il suo curriculum era scettico sulla possibilità di trovare un lavoro in un momento così difficile. Anche perché lui un impiego lo aveva già – nell’azienda di impiantistica di famiglia – «ed essere assunto in Poste mi sembrava un sogno». Oggi Benito Claudio lavora come specialista Consulente Finanziario in Apprendistato nell’Ufficio Postale di Gioia del Colle. «Mi considero un micro pendolare perché nei giorni in cui non c’è traffico ci metto pochissimo, il viaggio vola». Il suo percorso è lineare come quello di Anna. Diploma magistrale, laurea in economia e commercio. «Ho scritto, inviando la richiesta, convinto che fosse uno dei tanti tentativi a vuoto. Con mio grande stupore, dopo qualche mese è iniziato il processo di selezione, tutto on line. La domanda era stata accolta». Inizia a crederci (anche lui) solo dopo le prime prove: “Erano dei test logici, e di lingua inglese. Dopo averli fatti mi sono detto: ‘Non sono andato male’. Quando mi è arrivata la comunicazione del superamento dei test e delle successive prove da sostenere ero contento ma la sorpresa è stata comunque grande quando un mese dopo mi è arrivata anche una comunicazione in cui compariva la parola assunzione”.
Patto rispettato
La storia più paradossale però, in questo piccolo viaggio, è forse quella di Benedetta. A 32 anni, Benedetta – anche lei pugliese, come Benito – aveva già un discreto curriculum nel campo delle risorse umane. E come accade spesso in questo settore, era una persona che faceva trovare lavoro agli altri, ma era precaria. Una bella contraddizione che si è risolta, dopo diverse aziende, con l’assunzione in Poste. Adesso lavora nella sede centrale, in ambito Risorse Umane e Organizzazione, e si occupa di Selezione e Employer Branding. È come se questa terza storia, dunque, comprendesse e spiegasse – come in una matrioska russa – anche le prime due. Benedetta era convinta che nella vita avrebbe fatto tutt’altro: “Avevo un grande bisogno di pensarmi impegnata in una professione di utilità sociale, mi immaginavo già insegnante”. E tutto il suo primo curriculum, infatti, faceva immaginare questo: liceo psicopedagogico, laurea in lettere classiche a Perugia. Tesi in storiografia greca su Ubbo Ennius, un erudito, un filologo calvinista rinascimentale della storia moderna, nato nel 1547 in Frisia.
Spirito di iniziativa
Da umanista, però, Benedetta sviluppa una passione per le biografie e il peso delle scelte individuali. Al termine degli studi, sentiva che le conoscenze universitarie acquisite fossero distanti da quelle ricercate nel mondo del lavoro. Voleva svolgere una professione che valorizzasse il suo spirito di iniziativa, l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco con gli altri, con l’obiettivo di avere un impatto positivo sulla vita delle persone. Questo la porta ad investire una somma considerevole per pagarsi un master in gestione e sviluppo delle risorse umane. La scelta – apparentemente azzardata – si rivela molto azzeccata. Al termine del Master muove i primi passi nel mondo delle risorse umane attraverso alcune esperienze di stage in diverse società di consulenza HR occupandosi di selezione. Durante l’ultima esperienza di consulenza in Manpower, viene inserita in un progetto di RPO, Recruitment Process Outsourcing, presso Open Fiber. «Per chi non ama gli anglicismi – spiega – è un servizio di reclutamento del personale che una società terza presta ad un’altra società. Mi occupavo dei processi di selezione come recruiter on site per la seconda società. E quindi – osserva – mi sentivo un po’ alienata: come se non facessi fino in fondo parte né dell’una né dell’altra».
Una grande palestra
Però quella gavetta diventa una grande palestra per lei, e Benedetta capisce che la sua “vocazione sociale” è appagata da questo lavoro: “La centralità della persona rispetto all’attività professionale diventa il cardine di tutto, per me. Una fonte di riflessione e di stimolo”. Ancora di più, comprende che l’avvento della trasformazione digitale rappresenta una vera opportunità per mettere al centro le persone e che l’HR è destinato al ruolo di Change Leader nella guida verso un vero e proprio cambiamento culturale. “Sia quando operavo nelle agenzie per il lavoro che come RPO in azienda, diventavo il punto di incontro fra domanda e offerta”. Cerca lavori stabili agli altri, ma all’inizio è precaria. Benedetta fa due scelte decisive: che quella è la sua vocazione; che ha bisogno di accrescere il proprio bagaglio di competenze per imparare ad applicare le nuove conoscenze Digital al mondo delle risorse umane, e torna così ad investire in formazione con un nuovo Master presso la Talent Garden Innovation School a Milano. “Credo che sia stato un passo determinante per quel che è accaduto poi. Non solo per quello che ho imparato, ma anche perché credo che abbia valorizzato il mio profilo tanto da essere contattata da Poste Italiane tramite LinkedIn”. Prima sensazione: “Mi sono ritrovata in una grande azienda storica, eppure in un contesto incredibilmente dinamico. Mi occupo di selezione mentre Poste Italiane vive una fase di grande trasformazione della sua storia. Il mio team, People Acquisition & Employer Branding – spiega Benedetta – è nato da pochissimo. Io stessa sono in azienda da poco meno di un anno, e in questo momento ho un incarico bellissimo: curo gli inserimenti in stage di laureandi e neolaureati e, insieme al team, promuoviamo attività di ingaggio di nuovi candidati per rendere l’esperienza di selezione stimolante e innovativa”.
La doppia anima di Poste
Adesso Benedetta si guarda indietro, e rimane stupita di come tutto quello che ha fatto le appaia lineare, il modo in cui si è compiuto il viaggio dal percorso umanistico a quello aziendale: “Le tappe più imprevedibili, mi hanno portato dove volevo arrivare”. Da Ubbo Ennius alle Risorse Umane, senza mai perdere di vista l’uomo. “Per anni quando mi chiedevano per chi lavorassi, e cosa facessi, impiegavo quindici minuti a spiegare e nessuno capiva bene. Adesso – ride Benedetta – quando dico che lavoro nelle risorse umane di Poste anche mia nonna, finalmente, capisce cosa faccio nella vita».
Rinnovare e includere
Ha fatto un piccolo mutuo, ha preso una casa nelle vicinanze della sede dell’Eur. “Mi rendo conto che Poste è un approdo in cui si sublimano le principali vocazioni della mia vita, una azienda che sotto un certo punto di vista è unica. In Poste mi riconosco in una responsabilità collettiva e riesco ad apprezzare la portata del mio lavoro”. Provo a chiederle di spiegare perché e lei mi risponde così: “Quale altra organizzazione contempla un’anima pubblica e una privata, in una operazione-Paese che ha tutta l’Italia come potenziale cliente?”. Ride ancora. “Noi abbiamo questa grande ambizione: rinnovare e includere. E io ho la fortuna di sentirmi la persona giusta al posto giusto”. Nell’anno primo del Covid, vite, cervelli, buone notizie per illuminare il cammino di un’azienda-Paese che ci aiuta a uscire dalla crisi. «Un messaggio di futuro», davvero.