Una delle conseguenze della crisi pandemica che abbiamo vissuto nell’ultimo anno è l’accresciuta sensibilità della popolazione nei confronti della ricerca scientifica. I Paesi che storicamente hanno investito in ricerca scientifica – come Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania – sono anche quelli che hanno reagito più rapidamente con lo sviluppo e la distribuzione dei vaccini.
Il focus del Sole 24 Ore
La comunità scientifica italiana – scrive Il Sole 24 Ore – è molto produttiva, nonostante le incertezze che caratterizzano la carriera dei ricercatori e le remunerazioni meno competitive rispetto al panorama europeo. I ricercatori del nostro Paese scientifiche pubblicato il 5% delle pubblicazioni su riviste a livello mondiale con un numero di citazioni pari a circa l’1,4% globale, un dato paragonabile a quella della Francia, che ha un numero di ricercatori molto superiore. Analogamente, i ricercatori italiani nel 2020 sono risultati primi nella classifica dei prestigiosi Erc (Consolidator Grants dell’European Research Council) con 47 progetti vincitori: gli italiani hanno preceduto i colleghi tedeschi (45), francesi (27) e inglesi (24), a dimostrazione dell’eccellenza della comunità scientifica italiana.
Il contesto
Tuttavia, se guardiamo la classifica dei Paesi che ospitano i progetti, l’Italia è solo all’ottavo posto in Europa. Questo significa che un numero elevato di ricercatori italiani vincitori di grant Erc svolgono la propria attività al di fuori dell’Italia. È in questo contesto che opera la Fondazione Airc, il principale ente privato di finanziamento della ricerca scientifica indipendente sul cancro in Italia. Solo negli ultimi dieci anni Airc ha erogato circa 1 miliardo di euro per sostenere oltre 5000 ricercatori, che lavorano prevalentemente nelle istituzioni pubbliche in laboratori di università ospedali e istituti scientifici su tutto il Paese.