Roberta, trentenne portalettere alcamese in servizio a Trapani, ha vissuto la pandemia al Nord, prima di rientrare in Sicilia: “Se aveste visto quello che hanno notato i miei occhi, correreste tutti a vaccinarvi”, ha dichiarato la portalettere al Giornale di Sicilia, “Per vincere questa guerra è necessario farlo”, ha aggiunto ricordando il ruolo dei portalettere siciliani nella campagna vaccinale.
La storia
Roberta, racconta il quotidiano locale, è tornata da poco dopo aver prestato servizio in provincia di Treviso in piena emergenza sanitaria. Un lavoro non semplice come per tutti i portalettere di Poste Italiane, lontano dalla famiglia. Un appuntamento quotidiano, prosegue “Il Giornale di Sicilia”, durante il quale bisognava fingere che tutto fosse normale; ma non era certamente piacevole inoltrarsi in campagne deserte, magari facendo finta di non ascoltare le sirene delle ambulanze. “Ovunque sembrava che la fine del mondo fosse imminente”, spiega Roberta.
Responsabilità comune
La giovane portalettere temeva di ammalarsi e di non potere essere accudita. Le richieste di rassicurazioni al telefono da parte dei genitori servivano da medicina contro il panico. Il suo rifugio era la lettura. Da allora sono trascorsi 18 mesi e 8 da quando è stata trasferita in Sicilia, dopo una parentesi in estate ad Olbia, dove vive il suo compagno, in un periodo in cui il Covid sembrava più lontano. “Nella nostra terra non essendoci mai stata una vera e propria esplosione di casi, sembra che il Covid sia un ricordo lontano – afferma – A volte sembra che qualcuno non abbia compreso la pericolosità di questo virus. Conoscendolo meglio saremmo tutti più responsabili”.