“Le reti di impresa si confermano determinanti per fronteggiare la pandemia e accompagnare la ripresa economica, favorendo le performance delle singole imprese che insieme migliorano la trasformazione tecnologica, il rafforzamento delle relazioni, l’acquisizione di nuove competenze”. Questa è la fotografia fornita sui contratti di rete dal terzo Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano RetImpresa (l’agenzia di Confindustria per la rappresentanza e la promozione di aggregazioni e reti d’impresa), Infocamere e il dipartimento di management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.
La distribuzione dei contratti
Il fenomeno delle reti ha fatto registrare una crescita costante anche nell’ultimo anno. Nel 2021 i contratti di rete sono infatti aumentati del 13,3% (+885 nuovi contratti rispetto al 2020) e le imprese in rete del 10% (+3.849 rispetto al 2020); si confermano prevalenti le “reti contratto” (85%). In totale, al 31 dicembre 2021 si contano 42.232 imprese in rete per un totale di 7.541 contratti di rete. Le imprese più coinvolte nei contratti di rete appartengono a tre settori: agroalimentare (22%), commercio (14%) e costruzioni (12%) e hanno sede nel Lazio (24,3%) seguito da Lombardia (10,5%) e Veneto (7,8%).
Che cosa sono le reti di impresa
Il contratto di rete è un modello di collaborazione tra imprese, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2009, che consente alle aziende aggregate di realizzare progetti e obiettivi condivisi nell’ottica di incrementare la propria capacità innovativa e la competitività sul mercato, pur mantenendo ciascuna di esse indipendenza, autonomia e specialità. Aggregarsi e costituire una rete d’impresa consente di aumentare la crescita dimensionale preservando l’autonomia giuridica ed operativa delle diverse imprese che si aggregano.