Anche Poste Italiane si unisce alle celebrazioni per i 150 anni della scomparsa di Giuseppe Mazzini con un francobollo commemorativo del valore di 2,60 euro, stampato in 500.000 esemplari. Per l’occasione è stata realizzata anche una cartella filatelica in formato A4 a tre ante, contenente una quartina di francobolli, un francobollo singolo, una cartolina annullata e affrancata e una busta primo giorno di emissione, al prezzo di 25 euro. Su Repubblica Corrado Augias celebra il suo ruolo di paladino dei diritti, padre della nostra Costituzione.
Mazzini, eroe scomodo
Mazzini, come spiega Augias, è autore di un saggio sui doveri “fatto per alienare fin dal titolo molte simpatie”. In Italia, il suo ricordo non è unanime: “Ho sempre avuto l’idea- scrive – che se Mazzini fosse stato americano, avrebbe nella capitale un mausoleo come quello di Lincoln a Washington compreso l’omaggio di scolaresche sciamanti sulle gradinate. Non è così. A Genova ha una tomba bella e solenne nel cimitero monumentale di Staglieno, a Roma un monumento sull’Aventino, ridotto quasi a spartitraffico, sul quale occasionalmente verdeggia una corona”.
La Costituzione più avanzata d’Europa
Mazzini è senz’altro l’ispiratore della Costituzione Italiana: “Grazie soprattutto a lui – scrive Augias – la breve illuminata Repubblica Romana del 1849 ebbe una costituzione tra le più avanzate del mondo. (…) Consapevole che l’esperienza repubblicana non avrebbe avuto lunga vita, Mazzini volle che restasse scritto a quale alta moralità civile l’effimera esperienza s’era ispirata”. Fra i principi scritti in quella carta, il fatto che “dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici”, l’eliminazione della pena di morte a difesa dei diritti umani facendo propri i diritti umani indicati negli articoli 2 e 21 della Dichiarazione Universale. “È la carta fondamentale più avanzata d’Europa – prosegue Augias – che dice fra l’altro: ‘Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà né privilegi di nascita o di casta’ (Art. 2). “I Municipi hanno tutti uguali diritti. La loro indipendenza non è limitata che dalle leggi di utilità generale dello Stato” (Art. 5), “Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale” (Art. 8) (…) “L’associazione senz’armi e senza scopo di delitto è libera…”; “Nessuno può essere costretto a perdere la proprietà delle cose, se non per causa pubblica”. Per trovare un’altra carta costituzionale bisognerà arrivare al 1948 e alla Costituzione della Repubblica italiana, “una Carta nella quale saranno riversati, tra l’altro, alcuni dei principi fondamentali che i triumviri avevano concepito un secolo prima”, scrive.
Gli scontri con la Prima Internazionale
I principi che guidavano Mazzini, non certo socialisti, lo portarono allo scontro con la Prima Internazionale. In particolare, era un convinto sostenitore della proprietà privata e contro la lotta di classe: “Mazzini – scrive ancora Augias – nel celebre saggio I doveri dell’uomo (1860) delinea con rigore quasi messianico quale equilibrio debba governare l’azione dei cittadini e quali doveri debbano accompagnare, quasi a fare da contrappeso, i suoi diritti. Rifiuta l’idea di ‘lotta di classe’ ma nello stesso tempo rifiuta anche il liberalismo di stampo ottocentesco, quello del laissez faire, laissez passer spinto fino al crudele dominio delle logiche mercantili sulle esistenze dei lavoratori. Pur non essendo socialista scrive parole che anticipano i principi socialdemocratici del XX secolo: “La libertà di concorrere per chi nulla possiede, per chi mancando di educazione, di mezzi e di tempo non può esercitare i diritti è una menzogna”.
Precursore di Gobetti e La Malfa
Intuendo le potenzialità del capitalismo di poter estendere il benessere a masse crescenti di persone, Mazzini cerca l’equilibrio fra il liberalismo e il socialismo riformatore, anticipando di pensiero di Gobetti: “Anche Mazzini adombra un liberalismo democratico di tipo novecentesco che del resto un convinto mazziniano come Ugo La Malfa (1903-1979) cercherà di attuare facendosi sostenitore di una programmazione economica quasi d’impronta socialista. Forti erano certe sue convinzioni. Prima tra tutte il culto della libertà, da cui un’avversione netta per qualsiasi autoritarismo a cominciare da quello monarchico”, scrive ancora.
La Giovane Europa e lo sguardo al futuro
Augias conclude poi ricordando come “c’era l’Europa nel suo pensiero e c’erano i giovani, coltivava l’idea che la vera, grande politica non possa andare separata da un’azione, in senso laico, redentrice, infatti immaginava la politica come educazione dei singoli e delle masse. Si può capire che con tali ideali, il suo ricordo risulti poco adatto a tempi come questi”.