Già all’età di cinque anni Paolo, in piedi in tinello davanti a un vecchio registratore Geloso del fratello appoggiato sul tavolo, ascoltava, serio, incisioni di musica classica mentre d’istinto, con entrambe le mani, dirigeva un’orchestra fantasma che stava tutta dentro la sua fantasia.
Un “pendolare” tra Poste e musica
“Poteva essere la sinfonia de La gazza ladra di Rossini o la 40 in sol minore di Mozart poco importava, cominciavo ad agitarmi e a muovere i palmi delle mani”, racconta, “è cominciato tutto così” dice di quell’impulso iniziale. Oggi nelle sue due vite ‘pendolareggia’ tra quella dello sportellista nell’Ufficio Postale di Grottazzolina della Filiale di Fermo, dopo l’assunzione come portalettere nel 1998, “per puro caso”, tende a precisare, poi sportellista dal 2004, e i teatri dove dirige come Maestro strumentisti e coristi, ma piglio, determinazione e concentrazione sono gli stessi.
Le esperienze da Maestro
Dopo le prime e precoci passioni sono arrivati gli studi regolari al Conservatorio, “mi sono laureato in clarinetto” dice orgoglioso ma umile, con fare timido, “poi ho fatto il corso per direttore d’orchestra a Roma con Giuseppe Patanè (direttore d’orchestra di fama internazionale, ndr) mentre ero militare di leva, finite le guardie andavo in libera uscita ai corsi, poi sono andato a studiare al DAMS di Bologna”. Attualmente dirige la banda comunale a Monte San Pietrangeli, che fu anche quella di suo nonno Dante, flicorno contralto, dove vive con la moglie Fabrizia, ma non ha mai smesso di studiare, “voglio prendere la laurea di Direzione”, ma già come Maestro sostituto ha diretto orchestre sinfoniche in diversi prestigiosi teatri italiani, quelli di Ferrara, Verona, L’Aquila, tra gli altri, e sempre come supplente nella Stagione dello Sferisterio di Macerata, templio italiano dell’Opera e della lirica mondiale.
Un metronomo in ufficio postale
Però il suo lavoro quotidiano resta quello di sportellista a Grottazzolina, che definisce con sincero entusiasmo “un bellissimo ambiente”, e ancora “mi trovo molto bene”, continua a raccontare mentre lavora nella sua postazione, “tanto che pur non abitando qui non chiederò mai il trasferimento”. Il direttore dell’UP lo ha definito un metronomo, “va a tempo come in un valzer, puntuale, con precisione, è una persona che dà sicurezza anche agli altri colleghi”. Ma quando sale su un palco di un teatro cambia tutto, “la musica è un’arte particolare, ogni esecuzione è unica, non è come un quadro o una scultura, mettiamo un quadro di Picasso, l’originale è quello che hai di fronte”, mi spiega, “invece quello della musica è la partitura, ma le esecuzioni sono tutte copie, ogni volta è diversa, per esempio la Sinfonia n. 5 di Beethoven può essere un pelino più veloce, o un tantino più lenta, ma forse l’originale è solo la prima, irripetibile, quella che ha diretto il grande compositore”.
Il sogno: direttore d’orchestra di Poste Italiane
Lui, comunque, quando dirige si sente “un Generale”, si perché sostiene che “devi tenere sotto controllo tutta l’orchestra, con la bacchetta in mano devi far suonare tutti gli strumentali, i cantanti, il coro, essere preparatissimo e conoscere alla perfezione la partitura in ogni minimo dettaglio, capire cosa volesse dire musicalmente l’autore”. Dice che mentre dirige c’è un brivido che lo attraversa, un’emozione fortissima, “se non provassi ancora quel brivido non potrei fare più questo mestiere”, confessa, “è una strana, gioiosa energia che si trasmette ai musicisti e che loro trasmettono a te”. Gli chiedo se ha un sogno, all’inizio dice di no, “a questa età” risponde rinunciatario, poi ci ripensa, “mi piacerebbe dirigere l’orchestra di Poste Italiane, con tanti colleghi musicisti, violinisti, arpisti, ottoni, trombe” dice sorridendo, prima di riprendere il lavoro nella sua postazione, infilando scrupoloso un bollettino di conto corrente nel lettore ottico.