In un’analisi sul Foglio dal titolo “Pandemia Digitale”, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management, definisce i confini tra impegno pubblico e privato sulla cyber sicurezza ed elogia il modello Poste Italiane nella tutela dei cittadini.
Pioggia di attacchi negli ultimi 5 anni
Di fronte alla crescita iperbolica degli attacchi informatici in tutto il mondo “le imprese italiane sembrano confermare una delega implicita- e in tutta evidenza irresponsabile – allo Stato in materia di sicurezza informatica: nonostante il 63 per cento delle imprese abbia subito un attacco informatico negli ultimi 5 anni (fonte: ANIA), l’Italia è tuttora uno dei paesi con il più basso tasso di copertura assicurativa contro i rischi di attacchi informatici”. Secondo Bankitalia – prosegue Carnevale Maffè sul Foglio – “solo il 5 per cento delle imprese ha una polizza specifica sulla cybersecurity, e solo una su cinque include gli attacchi informatici in polizze multirischio. La costituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), voluta dal governo Draghi, è un primo importante passo nella direzione necessaria, ma certamente non basta”.
Poste, un milione di segnalazioni
Carnevale Maffè cita quindi il caso virtuoso di Poste Italiane, che ha inaugurato il nuovo Fraud Prevention Center, “internalizzando la gestione della sicurezza informatica in controtendenza rispetto alla prevalente propensione delle imprese italiane alla delega a specialisti di terze parti o, peggio, alla buona sorte. Poste Italiane ha evidenziato che l’azione di prevenzione interna e diretta ha gestito oltre 1 milione di segnalazioni e ha permesso di diminuire del 50 per cento l’incidenza degli eventi fraudolenti ai danni di clienti, pari allo 0.0015 per cento del totale, rispetto all’aumento del 90 per cento registrato nello stesso periodo a livello mondiale”.
La pandemia digitale
La pandemia digitale che sta arrivando rivelerà tutte le carenze del sistema di prevenzione pubblico “come è già successo con la pandemia biologica – secondo l’opinionista – costringendo le imprese a surrogare il ruolo statale di garante della sicurezza? Non è una domanda riservata a tecnici e ingegneri: è una questione nazionale e istituzionale, alla quale politica e opinione pubblica dovranno dedicare molta più attenzione, pena la messa a rischio della continuità dei servizi essenziali del Paese” conclude.