Simone Saitta, 38 anni, portalettere per Poste Italiane dal 2016, non è capitato a Porta Palazzo per sbaglio, l’ha scelta come luogo del cuore. La sua storia è raccontata dall’edizione torinese di Repubblica: “È un quartiere a sé, quasi un paese nella città – racconta nell’intervista – dove molti palazzi non hanno nemmeno i citofoni, le buche non sono mai una uguale all’altra e la mia memoria di ferro è diventata la mia arma migliore. È bellissima, ogni mattina mi sembra di fare il giro del mondo con il mio motorino – prosegue — Quando nel 2019 sono entrato in graduatoria e ho dovuto scegliere in quale ufficio andare, non ho avuto dubbi”.
Contro i pregiudizi
Se pacchi, raccomandate e corrispondenza trovano sempre il loro destinatario è merito suo anche se ci sono voluti anni per fare pace con tutte le stranezze di Porta Palazzo, spiega Repubblica: conoscere vicoli, civici, portoni senza campanello. Ora però non lo batte nessuno: conosce famiglie, parentele, abitazioni e attività lavorative di chiunque, da piazza della Repubblica in su. “Ci sono tanti pregiudizi su Porta Palazzo – sottolinea Simone – Colpa più di chi legge i tanti nomi stranieri sui citofoni e pensa di essere finito in un posto strano che non delle vere criticità, che comunque ci sono, ma come in tanti altri quartieri. Anzi, in alcuni è perfino peggio. Io lascio regolarmente il casco del motorino sul manubrio e l’ho sempre ritrovato”.
Trovare tutti
Nella sua vita, Simone ha fatto molli lavori, in Poste ha trovato il posto fisso, quello tanto desiderato da molti, detestato da altri. E ha trovato anche una compagna, Irene. Si sono conosciuti negli uffici e innamorati. Sono lontani i tempi in cui per finire una via di questo quartiere che sembra una Babele ci impiegava quasi un’ora. Oggi è quasi come se avesse le chiavi di tutti i portoni: sa chi è sempre a casa, chi si fa trovare al bar e anche chi ha il banco al mercato. “Ci vuole un po’ impegno a trovare tutti, ma so che qualcuno aspetta documenti importanti, il mio lavoro non è scontato, e poi non è vero che lasciare l’avviso e tornare in ufficio con un pacco non consegnato sia più veloce, ci sono pratiche da fare anche in quel caso. Io preferisco tornare con il cassone del motorino vuoto”.