Vista con gli occhi dei postini, la Napoli invasa dai turisti è una scoperta quotidiana fatta di incontri e di scambi che sull’onda di una nuova economia stanno trasformando i quartieri più popolari. In una città che brulica ormai tutto l’anno di visitatori da ogni parte del mondo, chi lavora in strada recapitando lettere e pacchi ha tra le mani un passe-partout capace di aprire le porte di una varia umanità.
Il portalettere tra solidarietà e umanità
Ecco perché i portalettere di Poste sono parti integranti di questo cambiamento. Daniela, che lavora al centro storico, è testimone di questa metamorfosi che giorno dopo giorno cambia la pelle della sua città. Un’esperienza ancora più peculiare se confrontata con gli anni trascorsi al Nord Italia. “Per due anni sono stata a Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza – dice Daniela, che ha 43 anni ed è dipendente di Poste Italiane dal 2021 -. Lì, tra canali e pianure sterminate, facevo una consegna ogni 20 chilometri. Da quando sono tornata a casa, mi è stata affidata la zona con la più alta densità abitativa della città. Per me è stato come passare da zero a cento”. Da via Toledo a corso Umberto, da piazza San Domenico Maggiore al Gesù, Daniela si destreggia da sei mesi nel fiume di turisti che invade la città: “I visitatori, specialmente quelli stranieri, imparano subito il “problem solving” tipico partenopeo – riferisce divertita Daniela -. In più di un’occasione mi sono trovata incastrata con il mio quadriciclo elettrico nelle stradine strette del centro, circondata da una folla di persone che, accortesi della mia difficoltà, in uno slancio di solidarietà hanno bloccato il flusso di pedoni, mi hanno aiutato a fare manovra e poi calorosamente mi hanno salutato consentendomi di riprendere il mio giro di consegne”.
Daniela e la nuova realtà di Napoli
Dopo i due anni nella silenziosissima e solitaria pianura piacentina, Daniela ora si trova circondata da un concerto di voci, suoni e rumori: “Dai richiami dei camerieri delle pizzerie per attrarre i clienti alla richiesta del venditore di calzini che ci prova sempre a vendertene un paio, fino alle canzoni neomelodiche e agli inni per il Napoli campione d’Italia, questo sottofondo costante che mi è mancato tanto è musica per le mie orecchie”, dice Daniela, che qui ha ritrovato anche una cordialità difficile da sperimentare altrove. “Non mancano mai le parole gentili del portiere di uno stabile che si complimenta per il mio sorriso e il supporto dei residenti storici delle strade del centro che mi aiutano a scovare un indirizzo di un b&b di nuova apertura”.
Il portalettere del Rione Sanità
Il suo entusiasmo lo ritrovi, misto ad un forte senso di orgoglio e di riscatto, nelle parole di Vincenzo, che ha 34 anni e da circa uno fa il portalettere nel Rione Sanità. Anche lui, come Daniela, ha messo nel proprio bagaglio un’esperienza settentrionale. I primi due anni in Poste Italiane li ha trascorsi a Milano, dove consegnava corrispondenza e pacchi nel quartiere Isola, che la laurea specialistica in Architettura urbanistica gli ha consentito di apprezzare in modo particolare. “Mi sono riempito gli occhi delle moderne meraviglie architettoniche, zigzagando con lo scooter tra “boschi verticali”, fontane a sfioro e futuristici grattacieli”. L’anno scorso, poi, è riuscito ad ottenere il trasferimento nella sua città: “Quella a Milano è stata una bellissima esperienza, ma Napoli ce l’ho nel sangue e lavorare alla Sanità nel periodo più felice degli ultimi 33 anni per la città e per la squadra di calcio è fantastico”, afferma entusiasta Vincenzo, rinfrancato anche dall’accoglienza dei cittadini. “Dopo una settimana – ricorda – già mi conoscevano tutti. Gli abitanti della zona mi hanno subito fatto sentire a mio agio e mi hanno regalato per lo scudetto sciarpa e bandierine da mettere sullo scooter e sull’auto per intonarli all’azzurro che si diffondeva ovunque”.
Muoversi a Napoli
Per spostarsi tra i vicoli della Sanità, Vincenzo si muove con lo scooter o con l’auto. “È una specie di Tetris – sorride -. Nel mio giro con la Panda ibrida dell’azienda, a volte mi capita di trovarmi incastrato: gli abitanti sono sempre pronti ad aiutarmi, spostando le loro auto per favorire il mio passaggio. E non è raro che ad aiutarmi a trovare un destinatario siano i portieri degli stabili o le signore che passano le giornate fuori ai bassi. La toponomastica non è veloce come la nascita delle case vacanza”, aggiunge divertito D’Apuzzo. “L’arte di arrangiarsi – conclude – qui ha la meglio su tutto e sopperisce anche ai tempi tecnici necessari per mettere in ordine ciò che l’intraprendenza ha creato dalla sera alla mattina”.