“Un’Italia senza giovani è un’Italia molto più triste”. Ha aperto con queste parole Gigi De Palo la terza edizione dagli Stati Generali della Natalità, sponsorizzata anche da Poste Italiane, l’11 e il 12 maggio scorsi a Roma. Il Presidente della Fondazione per la Natalità ha accolto sul palco dell’Auditorium di Via della Conciliazione i personaggi più autorevoli del panorama istituzionale, a partire da Papa Francesco e dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e molti ministri del governo italiano.
Gigi De Palo, cosa dire di questa terza edizione degli Stati Generali della Natalità, ricca di tante riflessioni importanti?
“L’obiettivo di questi Stati Generali della Natalità era quello di provare a fare in modo che in Italia si parlasse di natalità per due giorni. E ci siamo riusciti. Che per due giorni ci rendessimo conto di quello che rischia di accadere se non corriamo ai ripari. L’obiettivo era quello di provare a raccontare la natalità in modo popolare. Di provare ad arrivare a tutti. Di trasformare il tema demografico in un evento sul futuro. L’obiettivo era anche quello di trasformare la natalità in un tema che unisse il Paese. Un tema trasversale. Un tema sul quale fare squadra”.
Per prima cosa avete voluto sfatare dei falsi miti sulla natalità, per creare un terreno comune di confronto che parta dalla verità dei fatti.
“Ci sono quattro visioni distorte che appesantiscono il tema della natalità. Il primo mito da sfatare è che la natalità è un tema di parte che riguarda chi ha una certa visione della società. No, la natalità è un tema che riguarda la salute economica e sociale dell’intero Paese. Non c’entrano i valori, non c’entrano gli schieramenti politici, ma c’entra cosa accade oggi e cosa accadrà nel futuro di ciascuno di noi, nessuno escluso. La seconda cosa da sfatare è il ritornello che sentiamo spesso: “La natalità non è una questione culturale, è una questione di aiuti concreti”. Non è così, non sono gli aiuti spot ed estemporanei a risolvere il problema. Oggi il tasso di natalità è 1,24 eppure c’è un desiderio maggiore. Terzo mito da sfatare è che il tema della natalità riguarda solo chi ha famiglia, ma non tutti. Non è vero, è una prospettiva ingannevole. La libertà e la condizione di scelta di ciascuno sono subordinate alla società all’interno della quale si esercitano. Per creare condizioni di libertà individuale c’è bisogno di benessere, cioè di un rapporto equilibrato tra giovani e anziani. I figli che sono stati messi al mondo oggi sono quelli che contribuiranno alla pensione, al welfare, alla sanità di chi oggi ha scelto di non fare figli ed è liberissimo di non fare figli. Oggi però è libero chi sceglie di non fare figli, ma non è libero chi i figli li vuole. La quarta cosa da sfatare è il mito secondo cui “meno siamo meglio stiamo”. Si parla di sovrappopolazione nel mondo e se dovesse diminuire il numero di figli staremmo tutti meglio, come anche che se diminuiscono i bambini, diminuisce l’inquinamento. Non è vero! Inquinano il consumismo, l’individualismo, la gestione sbagliata delle ricchezze e dell’ambiente, non inquinano i bambini. I bambini sono la soluzione del problema, non la causa”.
La presenza di Papa Francesco ha rappresentato un’emozione forte per tutti i presenti, ma soprattutto per te.
“Papa Francesco ci ha onorato della sua presenza e della sua amicizia e ci incoraggia ogni volta dandoci la sua fiducia. Ribadisco la mia gratitudine nei suoi confronti per il sostegno che sempre ci concede. Le sue parole hanno centrato il cuore del problema della natalità: “Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie”. Questa visione sociale e politica è cieca, non ha futuro, non genera speranza. Un figlio è un bene comune, che riguarda tutti, che riguarda il futuro di tutti noi, del nostro Paese. Non può essere un tema che ricade sulle spalle delle singole famiglie, senza tra l’altro dare loro gli strumenti per farne fronte. Il Santo Padre ha sottolineato due parole importanti, coraggio e speranza, perché bisogna cambiare mentalità: la famiglia non è parte del problema, ma della sua soluzione”.
Davanti al Santo Padre e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni hai voluto indicare quattro azioni concrete per continuare a dare un futuro all’Italia. Quali sono?
È proprio così. Sono solo quattro proposte, molto concrete, alcune delle quali hanno cambiato e stanno cambiando il volto del Paese: provare a darci un obiettivo strategico di Paese per i prossimi 10 anni per arrivare a quota 500 mila nuovi nati entro il 2033; un assegno unico più sostanzioso con una riforma fiscale che sostenga veramente le famiglie; l’utilizzo dei fondi del PNRR per far ripartire le nascite in Italia; fare di tutto per evitare che le donne siano costrette a dover scegliere tra il lavoro e la famiglia”.
Nei vari panel che si sono susseguiti, hai voluto dedicare una particolare attenzione al mondo delle imprese, intitolato: “La natalità produce ricchezza”. In questo senso il tema impatta anche direttamente sulla realtà di Poste Italiane.
“Poste Italiane è una delle aziende più radicate nel Paese, quello che fa incide immediatamente sulla vita di migliaia di famiglie su tutto il territorio italiano. L’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante, è intervenuto alla prima edizione degli Stati Generali della Natalità nel 2021 e ha raccontato cosa fa Poste Italiane per contrastare il trend del calo demografico, ormai non più sostenibile, e le politiche familiari che mette in atto. In quell’occasione Del Fante ha ribadito la stretta correlazione tra il lavoro femminile e la natalità: più le donne lavorano e più fanno figli. Inoltre, fornì un dato emblematico, ossia che Poste Italiane ha più del 50% della forza lavoro costituito da donne, quindi la parola d’ordine deve essere una sola: conciliazione. Non solo, il 44% di dirigenti e quadri di Poste Italiane è donna e questo è molto importante, perché un ruolo apicale svolto al femminile permette di essere di esempio per tutta la popolazione femminile. Ricordo il messaggio con cui il vostro AD concluse l’intervento, fu di particolare importanza, facendo un particolare parallelismo sul concetto di fiaba disse: “La cosa giusta da fare è chiarissima ed è una sola: si devono mettere in condizione le donne di poter fare più figli. E facendo la cosa giusta si potrà arrivare al lieto fine del tema demografico”“.
E dopo un’edizione così ricca di soddisfazione degli Stati Generali della Natalità, cosa accadrà?
“Lo ripeto, proviamo a darci un obiettivo strategico di Paese per i prossimi 10 anni capace di andare oltre i governi. Una campagna sociale, culturale, economica, politica, mediatica e sanitaria. Una sorta di PNRR italiano. Un piano Marshall per far ripartire la natalità. Un patto che ci coinvolga tutti. Quale? Arrivare a quota 500 mila nuovi nati entro il 2033. L’Istat ha detto che se raggiungiamo questi numeri possiamo evitare il crollo di tutto il sistema. Proviamoci. Un pezzetto alla volta. Tutti insieme”.