“Scordatevi un’elefantiaca azienda pubblica e mettete insieme tecnologia, talento e parità di genere. C’è questo e molto altro nelle Poste Italiane”: questo l’incipit dell’articolo a firma di Valerio Franconi, pubblicato sul settimanale l’Appennino Camerte. Il pezzo descrive in modo suggestivo i momenti salienti dello sviluppo dell’azienda, attraverso un avvincente viaggio storico che, partito dal 1862, entra nel futuro, rivelando al lettore le tappe fondamentali di questa bella storia tutta italiana.
Il racconto parte dall’ufficio postale di Ussita
Il tutto facendo riferimento all’ufficio postale di Ussita, piccolo centro della provincia di Macerata nelle Marche, rimanendo colpiti da un racconto d’eccezione, quello di Angelo Miconi (per tutti, il sor Angelo), un tempo ufficiale postale in quel luogo così ricco di significati. Ed è, idealmente, proprio il signor Angelo che guida l’estensore dell’articolo attraverso una storia secolare, in cui è raccontata tutta la grandezza di Poste Italiane, con gli strumenti che nel suo ufficio erano quelli dei primordi, apparecchi misteriosi agli occhi di chi ancora non aveva dimestichezza con loro, ma per questo quasi magici: il telegrafo e il telefono.
Una storia che segue il cambiamento del Paese
Nell’articolo viene raccontato come le Poste nacquero nel 1862, un anno dopo l’unità d’Italia, mettendo insieme i regimi dei regni preunitari, in conformità di tre requisiti fondamentali: servizio pubblico, inviolabilità della corrispondenza, tariffa unica. Tutte cose che nessuno aveva mai raccontato prima di allora. E che quell’ufficio postale di Ussita, così piccolo, disordinato, malamente illuminato ma incredibilmente operoso, riportava alla memoria con innegabile fascino. Quello stesso ufficio postale che, dopo oltre centosessant’anni, ancora è lì, a testimoniare gli anni che passano e l’importante funzione che ancora assolve. Nell’articolo, il lettore viene catapultato in un viaggio storico bellissimo: dal carretto o dalla cavalcatura postale del procaccia (che erano figure comuni in tutti i paesi della Valnerina) fino all’introduzione, nel 1874, della cartolina postale a tariffa ridotta, che ebbe subito una grande diffusione. Fra il 1875 e il 1876 i vaglia e i libretti di risparmio, succeduti alle cartoline, cominciarono ad avere importanza, così come la storia di Matilde Serao che, assunta nel 1874, aveva lavorato per quattro anni alle Poste centrali di Napoli.
Dall’antico al moderno, sempre al servizio dell’Italia
E in quel vecchio ufficio postale di Ussita, protagonista del racconto, c’era di tutto, tra un disordine indescrivibile: “per terra buste affrancate anche con francobolli degli antichi stati italiani, usati dalle Regie Poste nei primi tempi dello Stato unitario. Addossate alle pareti, antiche foto di portalettere ussitani: donne con foulard tra i capelli, gonna lunga e borsa in cuoio con tasca in basso; postini in divisa con berretto e borsone a tracolla” – si legge – memorie lontane che si legano tuttavia, come attraverso un ideale fil rouge, ad emozioni contemporanee, come i moderni servizi erogati dall’azienda.