I nostri centenari: Pierina, il lavoro di Poste e i calcoli a mente

Postenews, il giornale del Gruppo Poste Italiane, ha trovato e intervistato ex dipendenti di Poste che hanno superato i 100 anni di età. Per l’Azienda questi ex dipendenti sono una miniera di valori e di tradizioni da tramandare: per questo Postenews ha deciso di chiedere loro un ricordo particolare, delle immagini di un tempo e di oggi. Parole straordinarie che sono una cronaca valoriale per l’Azienda, testimoniando che – ora come allora – l’esperienza in Poste Italiane cammina parallela alla propria esistenza, segnandola in modo indelebile e riempiendo il tempo di ricordi meravigliosi. 

 

Poste è nel dna di Pierina Ferrari: sua mamma, il fratello e il marito: hanno tutti lavorato in Poste. Lei, del resto, ci tiene a dire che è talmente lucida che ancora fa i calcoli a mente e ridendo aggiunge: “Quando da sportellista diedero in dotazione a me e ai colleghi le allora tecnologiche calcolatrici ci rifiutammo di utilizzarle, facevamo meno errori senza”. Pierina, dopo anni di gavetta e concorsi, diviene una delle prime direttrici di Filiale e a Brescia 1 è stata davvero un personaggio storico. Talmente attaccata al lavoro che, quando viene emanata una legge per la quale i dipendenti di Poste hanno il diritto di andare in pensione dopo 14 anni lavorativi, Pierina si rifiuta categoricamente perché, dice, “mi sarei terribilmente annoiata”. E “i figli crescono e se ne vanno, io volevo lavorare. Precisione, attenti a fare le cose di fare sempre bene. Lavoravamo con il sorriso con gli altri colleghi e in relazione con i clienti”. Pierina ha cominciato a lavorare per le Poste Italiane in un paesino vicino a Brescia per poi spostarsi a Lonato e poi a Brescia 1: “Da lì non mi sono più mossa. All’inizio allo sportello, più avanti sono stata anche dirigente, per un periodo sono stata direttrice della Filiale Brescia 1. Andavo sempre volentieri al lavoro”. La figlia Paoletta racconta che l’ufficio di Brescia 1 “era prima nel centro della città, in un palazzo storico bellissimo, ma era un ufficio piuttosto umido. Hanno spostato l’ufficio in una zona nuova di Brescia, dove stavano costruendo condomini e c’era una bassa densità di popolazione. I dipendenti erano contrariati perché non avevano abbastanza lavoro: scrissero anche una lettera al giornale…”.