Lettere nella storia: all’origine del Natale

La più seria contestazione al Natale consumista, popolato di Babbi Natale sorridenti, carichi di dolci e regali, si trova in alcune Lettere tra le più importanti della storia. Non quelle scritte a fantomatici Babbi Natale per chiedere sognati regali per la festa del 25 dicembre, ma quelle che da duemila anni spiegano il fascino e il senso di un nuovo inizio nella storia dell’umanità. “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Queste parole dell’angelo ai pastori che vegliavano nella notte il gregge nei dintorni di Betlemme, descrivono nel Vangelo di Luca il cuore di un evento ricordato come la nascita di Gesù di Nazaret, spartiacque del tempo storico. Il mitico Babbo Natale che è riuscito a quasi cancellare la popolare figura della Befana, rischia seriamente di banalizzare in Occidente il senso del Natale lasciando in ombra il Bambino, unico e vero festeggiato. Il barbuto e simpatico nonnino vestito di rosso ha preso piede ed è l’ospite più atteso e propagandato fino al punto da pensare che la sua figura mitologica va sostituendo quella del Bambino Gesù meno atteso di Babbo Natale.

La nascita del Salvatore

Le Lettere dell’apostolo Paolo smontano il possibile equivoco che lascia in ombra in senso reale della festa natalizia. Persino i Vangeli furono scritti dopo le Lettere da cui presero le mosse. Le Lettere rivelano che la nascita di Gesù interessa non solo i cristiani ma tutta l’umanità. Il passo più antico del Nuovo Testamento relativo alla nascita di Gesù si trova nella Lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perché noi ricevessimo l’adozione a figli”. In queste due righe è racchiuso il mistero dell’incarnazione. L’Apostolo, sottolinea la rivista dei gesuiti italiani, non parla di grotta, di mangiatoia, di presepe, di angeli, di pastori; non fa il nome di Maria e non nomina nemmeno Giuseppe. Non c’è Betlemme, non è menzionato l’albergo in cui non c’era posto; mancano Erode, i dottori della Legge e i magi. Eppure, c’è l’essenziale: la nascita del Salvatore nella carne per la nostra salvezza. Nella Lettera a Tito, fedele discepolo di Paolo, il Natale viene presentato sotto un’altra luminosità: “È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”.

Le parole di papa Francesco

Un’importante e lunga Lettera dei nostri giorni, scritta da papa Francesco nel 2019 sul significato del presepe, conferma con un parlare più facile il senso profondo del Natale presente nelle Lettere paoline. “Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, – afferma la Lettera di Bergoglio – suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui. Con questa Lettera vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze… È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”. Le Lettere che parlano del Natale in modo esistenziale sono un aiuto a valorizzare la vita al modo che ha fatto quel Bambino nato a Betlemme.