Roma, 12 set – I Buoni fruttiferi postali sono un prodotto emesso dalla Cassa Depositi e Prestiti, società controllata dal Ministero dell’Economia, e distribuiti in esclusiva da Poste Italiane. Sono storicamente molto diffusi tra i risparmiatori italiani poiché non prevedono alcuna spesa di gestione, di rimborso, collocazione e perché godono di una tassazione separata.
Ma sono molte le domande che ci si pone in merito ai Buoni fruttiferi postali. Prima tra tutte: quando scadono quelli ordinari? Ebbene i Buoni postali diventano infruttiferi, quindi non generano più interessi, dal giorno successivo alla scadenza naturale. In ogni caso, va ricordato che i BFP ordinari emessi fino al 27 dicembre del 2000 restano invece fruttiferi fino al compimento del 30° anno solare successivo a quello in cui sono stati emessi. Ci si chiede poi cosa sono i buoni dematerializzati. Ebbene, sono rappresentati soltanto da una scrittura contabile eseguita sul conto di regolamento che può essere un libretto di risparmio postale o anche un conto corrente BancoPosta. C’è però da rispettare una regola: i Buoni devono avere la stessa intestazione del conto di regolamento. Al momento del rimborso infatti l’accredito del montante maturato fino a quel momento viene caricato in automatico sul conto di regolamento e non può essere estinto se ci sono dei BPF ancora in vita. Tale tipologia di Buoni, infine, può essere emessa in tagli da 50 euro e multipli e può essere rimborsata anticipatamente sia per il totale dell’importo sottoscritto sia in modo parziale (sempre taglio minimo e multipli).
Tra le domande che ci si pongono prima di aprire dei BFP c’è anche quella sul numero di cointestatari massimi: la cointestazione è ammessa purché il numero di soggetti non sia superiore alle quattro unità. La facoltà di rimborso sarà disgiunta per ogni intestatario salvo che si chieda di escludere tale possibilità.