È per tutti Astrosamantha, l’unica astronauta italiana, la donna simbolo del nostro Paese per preparazione, coraggio, dedizione e devozione alla scienza. Samantha Cristoforetti, classe 1977, duecento giorni in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale, dal momento della partenza con la Soyuz avvenuta il 23 novembre 2014 dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan: un’impresa storica che l’ha portata alla ribalta e ha permesso di conoscere una scienziata comunicativa, intelligente e desiderosa di condividere in modo corretto le sue conoscenze, promuovendo la scienza e la ricerca. Il suo diario di bordo, condiviso su Twitter, è stato seguito in tempo reale da decine di migliaia di persone, che nella sua avventura si esaltavano ritrovando valori come l’importanza dello studio, l’orgoglio nazionale, l’enorme serietà contrapposta a ogni tipo di forma di improvvisazione e pressapochismo.
Memorie spaziali in un libro
Samantha ha poi voluto raccogliere le sue esperienze in un libro (“Diario di un’apprendista astronauta”, La Nave di Teseo) che va letto tutto d’un fiato per capire quanto incredibile lavoro ci sia dietro a una missione. Missione che Astrosamantha rivive nel libro, con episodi anche curiosi, come quando l’Agenzia Spaziale Europea la chiamò per inserirla nei suoi programmi. “Era la telefonata più importante della mia vita, e l’ho persa per essermi concessa qualche minuto in più sotto la doccia – racconta – Ormai è sera, per oggi non speravo più di avere notizie dall’ESA, l’Agenzia spaziale europea. Eppure, non può essere diversamente: un numero francese, sconosciuto, nessun messaggio sulla segreteria telefonica. Nella mia spartana stanzetta, mi siedo sul letto scricchiolante, rivestito del copriletto blu dell’Aeronautica militare, e faccio qualche respiro profondo per rallentare il battito del cuore, che sembra voler balzare fuori dal petto”. La telefonata, ovviamente, arriva e il sogno di Samantha può continuare, anche grazie alle solide basi che derivano dalla sua esperienza e dalla sua formazione. La notizia dell’inizio della sua “vita spaziale” non arriva con una lettera, come i primi astronauti, ma con una e-mail emozionante: “Un tardo pomeriggio stavo ultimando una mappa, quando giunse l’e-mail che pose fine a due mesi di snervante incertezza. “Cara candidata astronauta, ho il piacere di congratularmi con te…”. Uscii dalla stanza ed esultai verso il cielo, incapace di contenere una gioia che rompeva gli argini dell’autocontrollo. Troppo lunga era stata l’attesa, troppe volte mi ero immaginata un esito ben diverso”.