È vero che la parola “francobollo” è maschile, tuttavia la “timbratura” è femminile, come pure la “lettera”, la “missiva” e la “cartolina”. Come – va da sé – la parola “Posta”: tutto il vocabolario del servizio della nostra comunicazione è donna e preferisce il Lei; il che suggerisce un percorso da seguire, quello dell’emancipazione femminile attraverso le rappresentazioni iconografiche dei cosiddetti valori bollati. A cominciare da quello dedicato a Eleonora Duse per il centenario della nascita (emesso nel 1958), la Musa per eccellenza del Vate D’Annunzio, l’immaginifico poeta che ormai stancamente si studia solo a scuola come pura presenza antologica, quando invece è stato un “big” assoluto, diremmo usando termini sanremesi, e non solo della cultura e della letteratura, della storia del nostro Paese. Storia nella quale vogliamo immettere un semplice dato: il suffragio universale, cioè il voto politico esteso alle donne, è del 1945. Quindi, fatti due conti, morendo nel 1924, la Musa di quel funambolo della penna e dell’amore non raggiunse mai le urne. A raccontarlo oggi sembra assurdo, ma tant’è stato, tanti anni sono occorsi prima di ottenere un diritto che adesso diamo per scontato.
La voce dell’emancipazione
Abbiamo citato Sanremo poco fa, e non a caso: anche Mimì, la piccola donna, è finita su un francobollo nel 2018. Mia Martini, sorella di, compagna di, voce straziata e sublime, inno alla disperazione e alla gioia (che poi spesso sono la stessa cosa), viaggiava dunque sulle buste della nostra corrispondenza, ricordandoci che “non finisce mica il cielo…” anche quando quel cielo è stato raggiunto dalla stessa Mimì (Francesco De Gregori l’ha fotografata con un’immagine indimenticabile: “Come Mimì che cammina per mano alla figlia/Chissà dove va”). Chissà dove andrà. Passando dal palco di Sanremo allo scranno più alto di Montecitorio, come passando dalla poesia alla prosa senza una gerarchia volutamente valoriale, e proprio per celebrare i 60 anni del diritto di voto alle donne, Poste Italiane distribuisce nel 2006 il francobollo con la bella immagine sorridente di Nilde Iotti: prima presidente della Camera donna, diede alla politica una spinta moderna, lavorando a favore del divorzio, strumento prezioso per garantire la libertà femminile dal giogo di un matrimonio molto spesso indesiderato, squilibrato e violento. Con grande determinazione ha contribuito alla causa dell’emancipazione femminile e ha rappresentato dei significativi passi in avanti verso la parità di genere.
La rivoluzione della pedagogia
Un gruppetto di bambini seduti allegramente su un prato, gambe incrociate e braccia al cielo, campeggia alle spalle dell’imponente figura di Maria Montessori, nel centenario della nascita. Ebbene Ella è stata (nel secolo del Romanticismo si usava Ella), tra le prime donne a laurearsi in Medicina, cosa che la portò a educare come pedagogista e neuropsichiatra infantile prima, e come filosofa e scienziata poi molti futuri italiani col metodo che mise a punto e l’ha resa famosa nel mondo e che porta il suo nome, appunto il Metodo Montessori. Il magnate Jeff Bezos, solo per dirne uno, è fiero delle sue origini montessoriane, come lo è anche George Clooney. Una bella nomenclatura quella che deve la sua formazione primaria alla dottoressa Montessori: ricordiamo in breve che si tratta di un sistema ormai diffuso in tutto il mondo con prevalenza negli Stati Uniti, in Germania, e nel Regno Unito, basato sull’indipendenza, una certa libertà di scelta e il massimo rispetto dello sviluppo naturale psicologico, fisico e sociale del bambino fino alla maggiore età.
La grande cultura italiana
Quanto a donne-primato finite su un francobollo, non possiamo dimenticare il primo premio Nobel per letteratura (1926), Grazia Deledda. La Deledda vanta anche un’altra assegnazione prestigiosa, che potremmo definire persino spaziale senza rischio di essere tacciati d’esagerazione: un cratere di 32 km di diametro sul Pianeta Venere. Venere, pianeta per antonomasia femminile, è un gran bel traguardo per una scrittrice partita dal suo piccolo mondo antico, patriarcale e rurale come la Sardegna. C’è poi un’altra donna il cui viso è incorniciato nei bordi zigzaganti di un francobollo, Maria Callas: aggiornando il mito lirico della Casta Diva, Franco Battiato, nel suo album Gommalacca, fa partire il brano con la musica che gli è propria, ossia l’aria del Bellini, prima di cantare: «Eri una ragazzina assai robusta/Non sapevi ancora di essere divina/Ci hai spezzato per sempre il cuore». Ma un cuore esiste in quanto spezzato, quindi la Callas, fosse solo per questo, andrebbe ringraziata. Limitiamoci a farlo magari osservando il suo volto incollato su una cartolina da Venezia o da Verona, con particolare riferimento ad uno dei balconi più famosi al mondo, quello shakespeariano. Vogliamo chiudere questa ricognizione iconografica, questa ideale rassegna fotografica sulle donne che hanno onorato per merito e splendore, talento e impegno l’appartenenza al gentil sesso, con un’attrice, che forse dire attrice è poca cosa, con l’Attrice: la superba Anna Magnani. Ritratta, onor del vero, con una certa cupezza nel 2008, prevalendo il nero nel suo francobollo, lei che i colori li usava tutti nella vita, una vita arcobaleno, che alla fine ci lascia quel tesoro che sono i suoi film.
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