C’è Cristina, portalettere del Centro Distribuzione di Arezzo Mecenate, che confida la sua commozione vedendo “la solitudine negli occhi di tanti anziani che non possono vedere i loro cari” e che non esiste per lei gioia più grande che “sentire da loro e da tante altre persone le parole “Grazie per quello che fate per noi””. C’è Mirko, originario della Sicilia, portalettere a Fiorenzuola, vicino alla ferita Piacenza che spiega: “Sarebbe stato più facile prendere la macchina e scendere a casa quel sabato di inizio marzo. Però preferisco combattere qui per il bene dei miei familiari e per rispetto di chi è in prima linea a salvare vite”. E c’è Eliana, portalettere nel comune di Nembro, fotografata il 31 marzo durante il minuto di silenzio per ricordare le vittime del coronavirus. Le nostre persone sono state protagoniste di molte pagine e servizi televisivi nei mesi dell’emergenza sanitaria. Il loro coraggio, la loro abnegazione e la loro missione sono stati un esempio per gli italiani, che hanno compreso l’importanza del servizio che il Gruppo offre al Paese, ringraziando sportellisti e portalettere. Questa gratitudine è emersa dai tanti reportage giornalistici – come quelli che abbiamo citato tratti dal Corriere di Arezzo, dalla Libertà e dal Corriere della Sera e come molti altri – che vale la pena di ripercorrere.
Il riferimento per gli anziani
Sulle pagine di Vercelli della Stampa è stata raccontata la storia di Margherita, portalettere originaria di Sorrento, che spiega come il volume di pacchi consegnati da Poste Italiane a marzo sia aumentato di oltre la metà rispetto allo stesso mese dell’anno scorso: “Sono soprattutto giocattoli per i bambini, ma anche tanti libri – spiega Margherita intervistata dal quotidiano torinese – Ogni tanto anche qualche capo di abbigliamento. La frase più ricorrente pronunciata da chi riceve la posta è “speriamo che finisca presto”, mentre agli anziani manca molto il rapporto con gli altri”. Ancora sulla Stampa, è stato minuziosamente descritto il lavoro nel centro distribuzione di Bra, dove è stato riorganizzato il lavoro secondo le regole dell’Azienda e sono state assicurate le distanze di sicurezza. “Il lavoro inizia almeno due ore prima di uscire – dice la caposquadra alla Stampa – Anche all’interno del centro le procedure sono state riorganizzate per garantire le distanze. La fornitura di dispositivi non è mai mancata e ora l’ambiente è più disteso”. Dal Piemonte alla Lombardia, in particolare a Milano, epicentro dell’emergenza sanitaria. SkyTg24 ha dedicato a fine marzo un servizio alla nostra portalettere Dorotea Gambino, al lavoro nel centro della città. Lei, come tanti altri colleghi, ha garantito che il servizio andasse avanti, sempre e comunque, tutelato dalle misure adottate dall’Azienda. “La mattina mi alzo alle 5.30 – ha raccontato – Alle 7.30 sono in ufficio: si lavora, si incasella, si preparano le raccomandate e si organizza la copertura delle varie zone della città. Prendiamo il motorino, leghiamo la posta, usciamo fuori e facciamo le consegne”. Da una metropoli a una piccola area montana, sul Corriere delle Alpi è Mara, portalettere di Selva di Cadore che lavora tra Taibon e San Tomaso Agordino, a raccontare i particolari di una sua giornata di lavoro.
Un sorriso e una speranza
Le nostre persone sono state ambasciatrici di speranza anche in zone dove, oltre al virus, si fanno ancora i conti con i danni causati dal terremoto. L’edizione di Macerata del Resto del Carlino ha dato voce a Simona, portalettere nelle zone di Muccia, Valfornace, Pievetorina, Bolognola e dintorni. Nel suo racconto, la portalettere spiega di voler “portare un sorriso, perché per molti sfollati nelle zone del sisma sono l’unica persona che vedono in tutto il giorno. Se sono in difficoltà a volte mi telefonano per chiedermi se posso portare loro pane o frutta. E io vado” dice ancora Simona.