Mai così tante donne nei board delle società italiane anche se sono ancora poche quelle che raggiungono i ruoli apicali. A fine 2021, secondo il rapporto Consob sulla Corporate Governance, il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate è esercitato da una donna, dato che rappresenta il massimo storico osservato sul mercato italiano. Si conferma limitato il numero di donne che ricoprono il ruolo di Ad (16 società, rappresentative di poco più del 2% del valore totale di mercato) o di presidente dell’organo amministrativo (30 emittenti, rappresentativi del 20,7% della capitalizzazione complessiva).
L’esempio di Poste
Poste Italiane, presieduta da Maria Bianca Farina, rappresenta un fiore all’occhiello per la presenza di genere: nel Gruppo il 54 per cento del totale dei dipendenti è donna, e sono donne il 59 per cento dei direttori degli Uffici Postali, il 46 per cento tra quadri e dirigenti e il 44 per cento nel Consiglio di Amministrazione.
Più incarichi
La Consob spiega che l’aumento della presenza delle donne negli organi di comando delle quotate si verifica “anche per effetto dell’applicazione delle normative sulle quote di genere”. In generale, si legge ancora, l’ingresso delle donne ha concorso a modificare le caratteristiche dei membri dei consigli di amministrazione, abbassandone l’età media, innalzandone la quota di laureati e aumentandone la diversificazione dei profili professionali. Quanto ai ruoli ricoperti, per le donne nei cda delle quotate prevale il ruolo di consigliere indipendente (tre casi su quattro). Nel 30% dei casi, inoltre, le donne sono titolari di più di un incarico di amministrazione (interlockers), circostanza che si verifica con maggior frequenza rispetto agli uomini. Il dato tuttavia mostra una flessione rispetto all’anno precedente e al massimo raggiunto nel 2019 (34,9% di donne interlockers) a seguito di una crescita significativa nel periodo 2013-2018