I buoni fruttiferi postali (insieme ai libretti) continuano a essere tra le forme di risparmio più amate dagli italiani. Corriere.it ricorda che nella sola provincia di Padova, in media, ogni cittadino ha in casa almeno un buono postale o un libretto. A Ravenna, invece, un cittadino su tre possiede almeno un buono postale.
Affidabilità e trasparenza
“Le ragioni di un successo ormai centenario (i primi buoni sono stati emessi nel 1924) sono rintracciabili nella percezione di sicurezza, affidabilità, semplicità e trasparenza che hanno gli italiani verso questa forma di investimento – sottolinea il sito del Corriere della Sera – Diversamente dai Btp, che ad ogni nuova asta vedono l’adeguamento continuo dei rendimenti ai tassi di mercato (secondario), i buoni postali (che non hanno un mercato secondario) si adeguano solo con un decreto ministeriale, cosa che non avviene frequentemente. Quindi, rendono meno dei Btp, ma con loro non si rischiano mai perdite sul capitale, se si ritira l’investimento prima della scadenza”.
Senza costi di gestione
Per queste ragioni, ad oggi, in tutta la penisola, sono oltre 46 milioni i Buoni fruttiferi postali in essere, evidenzia ancora Corriere.it. “Senza costi di gestione né commissioni di collocamento o di rimborso, i buoni fruttiferi postali sono sottoposti ad una tassazione agevolata e, attualmente, nel 160° anno di Poste Italiane, offrono dei tassi di interesse ancora più vantaggiosi per i sottoscrittori – conclude l’articolo – Il Mef, infatti, lo scorso 6 luglio, ha alzato i ventennali, portando il rendimento fino al 2%”.