Racconta Piero Sessarego, ex capo dello sport del Secolo XIX e “biografo” della Sampdoria dei tempi d’oro, che era la signora Maria Teresa, madre di cinque figli, l’ultimo dei quali era Gianluca, a gestire la posta che Vialli riceveva da calciatore: “Mamma Maria Teresa, che dirige la casa patriarcale di Cremona e custodisce i penati, tiene gelosamente in ordine l’archivio del membro più famoso della famiglia – Luca che vive a Genova – intanto che gli dà una grossa mano nel rispondere alla posta: e trattandosi di Vialli, figuratevi che posta!», si legge su un libro dedicato allo scudetto della Sampdoria dall’ormai decano dei giornalisti sportivi genovesi. L’affetto che Vialli riceveva in vita tramite la posta è possibilmente cresciuto nelle ultime ore della sua malattia e nei giorni che sono seguiti alla sua morte, il 6 gennaio scorso.
Guida, capitano, amico
In forma di lettera era arrivato il 15 dicembre l’incoraggiamento di Antonio Cabrini, compagno di Nazionale e amico d’infanzia di Gianluca, e una lettera è stata letta allo Juventus Stadium, prima dell’ultima gara di campionato, dall’ex compagno Gianluca Pessotto: “Siamo sicuri che stasera sei qui, da qualche parte, in mezzo a noi – ha detto l’ex giocatore ora dirigente bianconero – siamo venuti in tanti per farti sapere che non ti dimenticheremo mai e non smetteremo mai di volerti bene così come è stato fin dal primo giorno. Sei stato perno noi una guida, compagno di spogliatoio e vittorie, capitano, amico. Nessuno potrà mai scordare la tua sottile ironia, la tua classe, il tuo carisma, la tenacia – ha aggiunto – e nessuno scorderà le emozioni che hai regalato con giocate e gol”.
Il carisma elegante
Anche chi ha un ruolo istituzionale, come il presidente della Figc Gabriele Gravina, si è rivolto a Vialli, almeno idealmente, ricorrendo a carta e penna: “Caro Gianluca, tu sei la persona speciale che ha contribuito a rendere eccezionale un gruppo di persone normali. È stato il tuo carisma elegante, unitamente alla tua voglia di vivere e di vincere che infondevi a tutti, a rendere gli Azzurri, i tuoi Azzurri, Campioni d’Europa. A Wembley l’Italia è entrata nella storia anche e soprattutto grazie alla tua capacità di rendere migliori le persone che hai accanto con riflessioni mai banali, con domande curiose e consigli sussurrati. Un contributo e un patrimonio unici sia dal punto di vista umano che professionale. Per questo – prosegue il presidente della Federcalcio – l’immagine che non riesco a togliermi dalla mente è molto più di un ricordo, è un lascito che sopravvive al dolore. È l’abbraccio con cui i tifosi italiani a Londra ti hanno salutato dopo il trionfo europeo del luglio 2021. Migliaia di braccia che ti hanno cinto ancora una volta e che non volevano più lasciarti andare via. Come oggi”.
Una poesia per Ciro Ferrara
Dal baule dei ricordi un altro ex compagno di squadra della Juventus, Ciro Ferrara, ha tirato fori una lettera “poetica” che Vialli gli scrisse in occasione del suo 28esimo compleanno. Era il 1995 e il bomber scriveva sui fogli dell’Hyde Park Hotel: “L’11 febbraio è una data solenne. Oggi l’amico Ciro diventa ventottenne. Io son dieci anni che lo conosco vi assicuro è sempre stato un tipo tosto. Alla Juve l’ha voluto mister Marcello. Padre e figlio in campo sai che bello. Il suo hobby è raccontar noiose barzellette. Noi ridiamo per non tirargli le forchette. Ciro in squadra fa il difensore se pensi di superarlo fai un errore”. Il difensore, prossimo a compiere 56 anni, ha custodito gelosamente il foglietto con la poesia e postandola sui social ha “risposto” a Gianluca: “Entro pochi giorni torno a compiere per la seconda volta 28 anni. Ma non può funzionare, così, per dire, che tra qualche giorno torni anche tu come facevi sempre?”.
Sul “muro” del Chelsea
Tantissimi, naturalmente, i biglietti lasciati dai tifosi nei monumenti laici sorti in poche ore, soprattutto a Genova sotto la Gradinata Sud, cuore del tifo blucerchiato, e sul mitico muro dello Stamford Bridge a Londra. “Position Forward, Appearances 88, Goals 40”: attaccante, 88 presenze e 40 gol si legge sullo Shed Wall, la lunga parete con le foto delle leggende del Chelsea. È lì che un bambino di nome Gianluca ha lasciato questo biglietto, scritto in inglese: “Tutti pensano che io sia italiano anche se non lo sono! Eri il giocatore preferito di papà”, ha scritto. Qui, nell’elegante quartiere residenziale di Londra dove Vialli aveva vinto ed era rimasto, i bambini non lo hanno mai visto giocare ma sanno perfettamente chi era Gianluca. Proprio come i bambini di Genova, per cui oggi è più difficile crescere sampdoriani, ma che hanno portato fiori e biglietti ai piedi dello stadio.
Il ricordo del “gemello” Mancini
A Gianluca Vialli anche “Porta a Porta” ha dedicato un omaggio ospitando il Ct della Nazionale e suo storico “gemello” alla Sampdoria, Roberto Mancini, l’amico di sempre. Nelle parole dell’allenatore azzurro tutto il peso di una perdita che ha seguito di pochi giorni quella di Sinisa Mihajlovic, un altro “lottatore” che con Roberto aveva un rapporto speciale in campo e fuori. Di Vialli, il Ct della Nazionale ha ricordato il loro primo e l’ultimo incontro, gli anni della gioventù alla Samp e quelli in cui sono rimasti sempre legati nonostante la distanza, fino alla malattia e alla vittoria dell’Europeo nell’estate del 2021 con Gianluca nelle vesti di capo delegazione della Nazionale: “Si vociferava che non stesse molto bene – ricorda Mancini – ma lui non mi ha mai parlato della sua malattia, me lo raccontò successivamente ma io lo avevo già saputo da un nostro amico comune. Pensava in maniera sempre positiva perché Luca era un combattente, non ha mai mollato nulla fino alla fine, era il suo carattere, era veramente un gladiatore”. Vialli non glielo disse per non far soffrire l’amico. “Da quel giorno sono cambiate molte cose, abbiamo sperato fino alla fine che potesse accadere un miracolo”, racconta Mancini. Restano i ricordi, tutti dolci: “Ci siamo sempre divertiti, ci divertivamo ad allenarci, abbiamo avuto una grande fortuna e sono felice di aver avuto un amico come Luca, sono orgoglioso di essergli stato amico e questa è una cosa che mi fa felice. Era un ragazzo, anzi è un ragazzo perché per me è sempre qui – si corregge il Ct – pieno di gioia, allegro, che faceva sempre scherzi”. Mancini ha infine rivelato che, pochi giorni prima della fine del 2022, nel loro ultimo incontro nella clinica londinese che lo aveva in cura, era stato Gianluca a tirarlo su di morale: “Ci siamo lasciati come ci siamo trovati: bene”.
Qui sopra, le parole di Roberto Mancini a “Porta a Porta”