Roma, 6 mar – Il primo rialzo dei tassi di interesse ufficiali nell’area euro da 9 anni a questa parte può attendere ancora. Potrebbe essere questo il segnale che il Consiglio direttivo della Bce lancerà domani, di fronte al quadro di continuo deterioramento della crescita economica globale che sull’area euro sta avendo ricadute particolarmente nette. Stasera i banchieri centrali si ritroveranno per la cena semi informale che precede la riunione operativa. Domani, alle 13 e 45, verranno comunicate le decisioni di politica monetaria, mentre alle 14 e 30 il presidente Mario Draghi terrà la consueta conferenza stampa esplicativa.
Negli ultimissimi giorni sono giunti alcuni dati che hanno allentato le pressioni sulla Bce, che fino al direttorio più recente, risalente a gennaio, era orientata a proseguire con la sua manovra di progressiva e prudente rimodulazione degli stimoli all’economia. Stimoli che formalmente servono a assicurare il conseguimento dell’obbiettivo ufficiale di stabilità dei prezzi, che in termini pratici significa puntare ad avere una inflazione inferiore ma vicina al 2 per cento.
Da inizio anno la Bce ha interrotto gli acquisti di nuovi titoli di Stato e il suo “quantitative easing” prosegue solo per inerzia: con il rinnovo dei bond già acquistati che giungono a scadenza. Dato che si tratta di oltre 2.100 miliardi di euro, anche solo in modalità di mantenimento questo programma continua ad avere un effetto consistente. Parallelamente la Bce aveva iniziato a ventilare la possibilità di un futuro aumento dei tassi, in maniera indiretta: facendo leva sulla terminologia della sua “foward guidance”, le indicazioni previsionali sui tassi che attualmente prevedono di non alzarli almeno fino all’estate.
Ma appunto la congiuntura economica ha mostrato continui indebolimenti. Alcuni dati degli ultimissimi giorni hanno fornito letture confortanti: i prezzi alla produzione dell’industria hanno arrestato al caduta a gennaio, con una lieve ripresa. E i risultati definitivi delle indagini sull’attività delle imprese si sono rivelati leggermente migliori sul comparto terziario, bilanciando la debolezza del manifatturiero che però è in territorio recessivo.
D’altra parte le cifre sfornate oggi dall’Ocse confermano i timori di rallentamento. L’ente parigino ha tagliato pesantemente le previsioni si crescita sull’area euro, al più 1 per cento quest’anno.
La Bce potrebbe quindi scegliere di ammorbidire i toni sulla forward guidance, anche con un occhio a quanto appena deciso oltre Atlantico dalla Federal Reserve, che dopo una serie di progressivi rialzi dei tassi ha ora deciso di mettersi in modalità di stand-by, alla luce dei crescenti rischi sull’economia. Se l’istituzione europea non correggesse a sua volta la rotta, come potrebbe essere appunto on un rinvio sul primo ipotetico rialzo dei tassi, potrebbe favorire rialzi dell’euro sul dollaro che certamente non sarebbero benvenuti in un contesto di frenata del commercio globale e dell’export.