Roma, 24 set – Le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa, ma l’Italia è agli ultimi posti nell’Ue per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia. E’ l’allarme delle imprenditrici di Confartigianato. Secondo un rapporto sull’imprenditoria femminile emerge che l’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e che sono aumentate del 3,3% nell’ultimo anno. Per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome siamo al secondo posto in Europa, ci batte soltanto il Regno Unito.
Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale. Si attesta infatti a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili. Le donne italiane superano gli uomini nella vocazione imprenditoriale: nel 2018 sono nate 95.672 imprese femminili, 368 al giorno, con un tasso di natalità del 7,2% a fronte del 5,3% delle imprese maschili.
Le imprenditrici italiane sono anche sempre più giovani, istruite e hi tech. E invadono i settori tipicamente maschili. Infatti le attività guidate da giovani donne under 35 sono 165.985, pari al 12,4% del totale delle imprese femminili, una quota superiore del 3,8% rispetto all’incidenza degli imprenditori under 35 nelle imprese guidate da uomini. Il tasso di natalità delle imprenditrici under 35 è del 19,4%, mentre per i giovani imprenditori è al 17,9%. Le donne superano gli uomini anche nella corsa all’istruzione universitaria: tra il 2000 e il 2018 le imprenditrici laureate sono aumentate del 16,4%, mentre i loro colleghi laureati sono diminuiti della medesima percentuale.
Si consolida anche la presenza femminile nei settori ad alta tecnologia: sono 34.141, il 16% del totale delle aziende hi tech, le imprenditrici impegnate in attività che vanno dalle telecomunicazioni alla farmaceutica, dalla produzione di software alla ricerca scientifica. Le donne si stanno impadronendo anche dei mestieri tipicamente maschili: sono 101.262 le imprese femminili che svolgono attività di trasporto merci, autoriparazione, edilizia, falegnameria. A trainare il lavoro indipendente femminile sono le 182.853 titolari di imprese individuali artigiane il cui numero è aumentato del 2,6% negli ultimi 10 anni. Insieme a socie e collaboratrici costituiscono un piccolo esercito di 350.405 donne d’impresa.
Ma le imprenditrici e in generale le donne italiane devono fare i conti con la difficoltà a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Confartigianato rileva infatti che l’Italia rimane ultimo nell’Ue per il tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni. Nel 2018 si attesta al 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell’Ue a 28. Fa peggio dell’Italia soltanto la Grecia con un tasso del 45,3%. Ben lontani dal primato della Svezia (76%).
Le cose peggiorano per le donne sposate e con figli. Il tasso di occupazione delle donne single tra 25 e 49 anni è pari al 78,1% ma scende al 60% per le donne che vivono in coppia. La percentuale precipita poi al 57,7% per le donne in coppia con figli. Si tratta del valore più basso nell’Unione europea dove la media del tasso di occupazione delle donne tra 25 e 49 anni in coppia e con figli a carico è del 73%. Tutto ciò è conseguenza di una spesa pubblica italiana fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della P.A. (rispetto al 3,8% della media Ue) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media Ue). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18esimo posto e al 15esimo posto tra i 28 Paesi europei.