Nel terzo trimestre 2021 l’input di lavoro, misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno), aumenta sia in termini congiunturali (+1,5% rispetto al secondo trimestre 2021) sia su base annua (+3,7% rispetto al terzo trimestre 2020); lo stesso andamento si osserva per il Pil, in aumento rispettivamente del +2,6% e +3,9%. È quanto emerge dalla Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione nel terzo trimestre 2021 diffusa da Istat, ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal.
La crescita congiunturale
Su base congiunturale, la crescita dei dipendenti risulta in termini sia di occupati (+0,9%, Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro) sia di posizioni lavorative del settore privato extra-agricolo (+2,6%, Istat, Rilevazione Oros). Per queste ultime l’aumento è il risultato di una crescita moderata nell’industria in senso stretto (+0,6%), più rilevante nelle costruzioni (+2,6%) e decisamente sostenuta nei servizi (+3,5%). La crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti trova conferma nei dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali relativi alle Comunicazioni obbligatorie (CO) rielaborate che evidenziano un aumento di +163 mila posizioni negli ultimi tre mesi, sia a tempo indeterminato (+47 mila rispetto al secondo trimestre 2021) sia a tempo determinato (+116 mila).
Attivazioni di rapporti di lavoro
Nel terzo trimestre 2021 le attivazioni di rapporti di lavoro alle dipendenze sono state 2 milioni 584 mila (+18,3% in tre mesi) e le cessazioni 2 milioni 421 mila (+20%). Anche su base tendenziale, l’occupazione dipendente è in aumento in termini sia di occupati (+3,3% in un anno, Istat-Rfl) sia di posizioni di lavoro dei settori dell’industria e dei servizi (+5,0%, Istat-Oros). I dati delle CO mostrano, analogamente, una significativa crescita delle posizioni lavorative (+688 mila rispetto al terzo trimestre del 2020), che riguarda tutti i settori di attività economica a eccezione di quello agricolo; la dinamica positiva trova conferma nei dati dell’Inps-Uniemens (+557 mila posizioni in un anno), con le differenze sostanzialmente imputabili al diverso perimetro di osservazione.