L’elogio più bello e impegnativo di Armida Barelli (Ida per gli amici e familiari) lo ha tratteggiato papa Francesco. E nel farlo ha attinto anzitutto alle sue “numerose e appassionate lettere”. Ma chi era costei, quasi sconosciuta al di fuori della cerchia pur grande dell’Azione Cattolica, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della vita consacrata al femminile? Una icona della liberazione della donna. Nata e morta (1882-1952) prima del concilio Vaticano II, ha concorso alle premesse di quell’evento antiautoritario, liberatorio di energie creative e responsabili di nuova fraternità tra credenti e non credenti. E ha mostrato in concreto l’enorme capacità di leadership femminile nel promuovere e governare tempi nuovi di società e di Chiesa.
Tessitrice di grandi opere
La Barelli – a parere di Francesco – è stata tessitrice di grandi opere e lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti. Armida in ambito ecclesiale e sociale “può essere considerata formidabile anticipatrice”. C’è bisogno nel nostro tempo “di un modello integrato, che unisca la competenza e la prestazione, spesso associate al ruolo maschile, con la cura dei legami, l’ascolto, la capacità di mediare, di mettere in rete e di far crescere le relazioni, a lungo ritenute appannaggio del genere femminile e spesso sottovalutate nel loro valore produttivo”. Il modello che ha proposto anche nella vita consacrata, possibile anche fuori del convento, è un’immagine nuova di donna, non da “tutelare” e tenere in disparte, ma – a parere di papa Francesco – da inviare a costruire il Regno di Dio promuovendo cultura e fraternità. Dandole fiducia. Ida “è stata capace di leggere i segni dei suoi tempi”.
Una donna tra due secoli
La più autorevole biografia la descrive minutamente come “una donna tra due secoli” che ha speso sé stessa in progetti vitali con valenze rilevanti nel religioso e nel civile, senza diventare una donna arida, musona o pessimista e refrattaria alla gioia di vivere e servire. Non avrebbe potuto reggere né assolvere impegni tanto gravosi come dar vita a fondazioni di grande respiro religioso e culturale senza attingere a una forte motivazione interiore che sola allevia la fatica dell’esistenza e del lavoro. Già da piccola era una bambina pepata che alla nascita del fratello Fausto si chiede: “Perché si fa più festa ai maschi?”. O in piena goliardia giovanile afferma tra le compagne: “Ricordate che Ida Barelli sarà suora o mamma, ma vecchia zitella mai e poi mai!”. Nata per gli altri, donna forte capace di dimostrare la forza attrattiva della castità scelta per il Vangelo, tradotta in un amore di servizio creativo per l’intera vita.
Le lettere a papi e cardinali
Le Lettere sono le migliori testimoni della vita infaticabile e creativa della Barelli. Sono tantissime: oltre alle lettere circolari alle dirigenti della Gioventù Femminile di Azione cattolica e alle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo (da lei fondate) restano corposi fascicoli di lettere ai papi, a cardinali, a padre Agostino Gemelli, a monsignor Mazzotti a don Luigi Curti, alle sorelle Gemma e Mary, alla nipote Giuliana, al fratello Fausto, a Teresa Pallavicino e tanti altri. Singolari le Lettere dal treno. “Sembrano strane a noi che viaggiamo in fretta, le tante lettere che lei scrive nel primo dopoguerra nel lungo viaggio per l’Italia per fondare e consolidare i gruppi della Gioventù Femminile. Un modo di comunicare – osservano i curatori – che Ida adotta all’inizio ma che manterrà tutta la vita, tanto che la postina di Marzio (il paese dove spesso trascorre le convalescenze delle sue molte malattie e dove morirà, racconta che passava due volte al giorno dalla sua casa per consegnare o ritirare la posta”.
La vostra Sorella Maggiore
Le sue lettere consentono di “intravedere il passaggio epocale, ma anche forse l’intuizione di dare all’associazione nascente un carattere più popolare, più trasversale, per certi versi più nuovo, capace di coinvolgere le giovani a qualunque ceto appartengano”. Per le donne inizia un tempo nuovo; le tradizioni secolari che le vedevano in casa, spesso in silenzio, senza un posto nella Chiesa e nella società iniziano a sgretolarsi. “Ida bella ed elegante che viaggia da sola, parla in pubblico, spende la sua vita in modo nuovo, diviene un modello di una nuova possibilità, di una nuova presenza tra le fatiche e i sogni di una Italia da ricostruire”. Lettere firmate “la vostra Sorella Maggiore”. “Maggiore – spiega lei stessa – a voi solo per età. Per età soltanto voglio davvero essere, per amore di Gesù la vostra maggiore sorella…Ogni vostra difficoltà cercheremo vincere insieme, ogni vostra ascesa mi troverà entusiasta compagna. Non mi considerate, vi supplico, a voi superiore, pel posto che immeritatamente occupo, tenetemi per vostra sorella, datemi il vostro consenso, il vostro aiuto, un po’ del vostro affetto”.