Roma, 2 lug – Nuovi segnali di spinte deflazionistiche giungono dai prezzi alla produzione nell’industria dell’area euro, dinamica che potrebbe ulteriormente convincere la Bce a procedere a nuovi ammorbidimenti della linea monetaria. A maggio questa voce ha segnato un nuovo calo mensile, pari al meno 0,1 per cento, che segue il meno 0,3 per cento di aprile e il meno 0,1 per cento di marzo.
In questo modo, secondo Eurostat, l’ente di statistica dell’Unione europea, la dinamica di crescita su base annua dei prezzi si è ulteriormente smorzata all’1,6 per cento a maggio, praticamente dimezzata rispetto al picco del 3 per cento toccato a febbraio.
Il tutto mentre contestualmente l’inflazione dei prezzi al consumo ha a sua volta mostrato indebolimenti, fino a stabilizarsi all’1,2 per cento sempre a maggio. Valori che mettono sotto pressione la Bce, il cui obiettivo ufficiale di stabilità dei prezzi viene quantificato con un caro vita inferiore ma vicino al 2 per cento nel medio periodo.
Proprio la renitenza dell’inflazione a riportarsi a valori “normali” ha spinto l’istituzione ad aprire la porta a nuovi stimoli nelle ultime settime, come suggerito dal presidente Mario Draghi in occasione del seminario internazionale di Sintra, in Portogallo. Ed sono queste apertura ad essere alla base dei generalizzati calmieramenti sui titoli di Stato dell’area euro, che nelle ultime sedute hanno favorito anche l’Italia e la moderazione dello spread Btp-Bund.
Intanto le indagini sull’attività delle imprese dell’area euro continuano a segnalare debolezza, in particolare nel settore manifatturiero. La prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce si terrà il 25 luglio. Nel pomeriggio l’euro è poco mosso a 1,1297 dollari.